I miei primi falafel

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Continuano i miei esperimenti vegan! Erano anni che volevo cimentarmi nella realizzazione di queste deliziose polpette di origine araba, ma l’idea di utilizzare i ceci a crudo mi ha sempre dissuasa dal mettermi all’opera, fino a quando non ho visto nel gruppo facebook di Aida Vittoria Eltanin le foto dei falafel realizzate da coloro che ne fanno parte e non ho potuto resistere!

Una volta assaggiate il mio scetticismo si è disciolto come neve al sole: non solo buonissime e sane, ma anche velocissime da preparare, se non si tiene conto dell’ammollo notturno dei ceci ovviamente!

Di ricette in rete se ne trovano moltissime e si assomigliano più o meno tutte, io ho preferito seguire quella del blog Vegan 3000 perchè mi intrigava il fatto che tra gli ingredienti ci fosse anche del bicarbonato che secondo me serve a dar loro maggior croccantezza esterna e farle gonfiare leggermente in cottura,

Tutte comunque concordano su un fatto: MAI utilizzare ceci cotti se non volete che le vostre polpette si sfaldino!

Le mie piccole modifiche a questa ricetta, consistono nel far riposare l’impasto in frigo per 24 ore anzichè poche ore (vi confesso che ho dovuto farlo perchè all’ultimo sono stata invitata a cena fuori e ho dovuto rimandare la cottura dei falafel al giorno dopo!!!) e nel rotolarne alcune nei semi di sesamo prima di friggerle! Sembra che comunque il riposo in frigo non sia strettamente necessario. Voi provate, poi mi saprete dire!

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Ingredienti per circa 20 falafel:

  • 500 g di ceci
  • 1 cipolla rossa di Tropea
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 mazzetto di prezzemolo
  • 1 cucchiaino di semi di cumino (meglio se in polvere)
  • sale
  • pepe
  • mezzo cucchiaino di bicarbonato
  • olio di semi di arachidi per friggere
  • semi di sesamo (facoltativo)

Preparazione:

Mettere i ceci in ammollo per 18-24 ore, quindi scolarli e asciugarli con della carta assorbente.

Se, come me, non siete riusciti a trovare il cumino in polvere e avete invece quello in semi, cercate di ridurlo voi in polvere il più possibile (io ho utilizzato il Bimby per questa operazione). Una volta polverizzati i semi, unite la cipolla, l’aglio il prezzemolo e i ceci dentro al vostro robot da cucina e frullate il tutto. Aggiungete quindi anche il bicarbonato e il sale e il pepe a piacimento e  mescolate ancora. Se lo ritenete necessario perchè il vostro composto vi sembra molto umido, potete aggiungere un cucchiaio di farina di ceci che lo asciugherà bene. State attenti a non esagerare però. Mettete questo composto in un contenitore con chiusura ermetica, compattatelo bene con un cucchiaio e riponetelo in frigo per qualche ora.

Trascorso tale tempo, mettete l’olio per friggere in una padella e mentre raggiungerà la giusta temperatura, formate le vostre polpette che non dovranno essere più grosse di una noce, e schiacciatele leggermente al centro.

Se lo desiderate, passatele sopra ai semi di sesamo, quindi mettetele delicatamente nell’olio bollente. Fate cuocere un paio di minuti per parte, quindi scolatele sopra un foglio di carta assorbente.

Potete servirle con una salsa al cetriolo, tipo tzatziky.

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Mai più senza falafel!!!

Gamberi tuffati in tzatziki con germogli di rucola

Gamberi in tzatziki

Finalmente qualche timido accenno di primavera comincia a farsi sentire. Molti avevano già perso le speranze e avevano fatto il secondo cambio di stagione, qualcuno continuava ad accendere le stufe e i caminetti ma io ho resistito e, ormai che manca meno di un mese all’inizio dell’estate, io fremo. Sono già con una mano sul costume (ancora non ho fatto la prova costume) e l’altra sull’asciugamano. Il prossimo week-end aprono ufficialmente gli stabilimenti balneari e già mi vedo distesa sulla sdraia a sfogliare qualche bella rivista di cucina! Si, sono un po’ una lucertola in questo e adoro il sole sulla pelle. Mi dà la giusta carica. E che dire dell’odore tropicale delle creme solare? Buonissimo! E poi, il sale sulla pelle? Ok basta! Se continuo così dovrò andare sulla spiaggia anche se continuerà a piovere (vade retro!).

Beh, consoliamoci nel frattempo con una ricettina di stagione, fresca, leggera e molto chiccosa! (leggi sciccosa e non chiccosa!) L’idea me l’ha passata Una franciacortina in cucina. Io mi son solo limitata a modificare la ricetta con quel che avevo in casa e in base ai nostri gusti.

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Ingredienti per 2 persone:

  • 6 gamberoni
  • mezzo cetriolo
  • 1 yogurt magro (oppure mezzo yogurt greco)
  • 1 peperoncino secco
  • 2 cucchiai di olio EVO
  • prezzemolo
  • sale
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 cucchiaio di brandy

Procedimento:

Pulire i gamberi togliendo la testa, il carapace e il filo nero. In una padella scaldare un cucchiai di olio con lo spicchio di aglio in camicia (ovvero senza sbucciarlo e schiacciandolo), il peperoncino spezzettato e il prezzemolo tritato, appena caldo mettere i gamberoni, cuocerli un minuto per lato, salarli, quindi sfumare col brandy e appena l’alcol sarà evaporato spegnere la fiamma.

Sbucciare il cetriolo e frullarlo nel mixer con l’olio rimanente e il sale (salsa tzatziki)

Mettere la salsa in dei piccoli recipienti, quindi tuffarci i gamberi lasciando sporgere la coda. Decorare con i germogli di rucola e versare sopra la salsina che si sarà creata in padella.

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Il mio chili per l’MtC

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Questo mese la sfida per l’MTC la propone Anne direttamente dal Texas e io, nonostante abbia traccheggiato a lungo, non potevo tirarmi indietro perchè quando si dice Texas si dice anche un po’ Messico e se mi leggete da un po’ saprete che sono innamorata di questo paese, un luogo magico, ricco di storia, e con una grande tradizione culinaria.

Ma torniamo in Texas dove Anne ci propone un classico dei classici del luogo: il chili, con le sue mille varianti ma con dei punti fermissimi, uno fra tutti il peperoncino rigorosamente non in polvere. Ed è proprio questa regola che mi ha messo più in crisi perchè gli unici peperoncini che sono riuscita a trovare degni di questa preparazione sono dei pimento importati dal Cile (se non erro), molto somiglianti agli habanero (quasi velenosi) messicani, sia per forma che per piccantezza. Dopo averli trattati come spiega Anne, l’aria in casa era quasi irrespirabile e spero di non aver nuociuto ulteriormente alla bronchite di mio figlio n.3.

L’occasione per prepararlo non poteva essere migliore: figlio n.1 e n.2 spediti al campo scout e finalmente io e mio marito possiamo goderci una cenetta piccante come piace a noi! Per di più la giornata è proprio brutta ed è l’ideale per questo piatto che richiede una lunga cottura.

Io ne ho fatto un quantitativo molto ridotto rispetto a quanto propone Anne perchè essendo il mio primo chili preferisco andarci coi piedi di piombo e magari, la prossima volta, aggiustare le dosi (soprattutto di peperoncino).

E meno male che ci sono andata coi piedi di piombo: mio marito abituato a mangiare molto molto piccante ha dovuto affrontare una dura prova d’amore per mangiarlo! Fortunatamente i pomodori e i fagioli sono riusciti a smorzare un po’ l’effetto, ma credetemi: è stata davvero dura! La prossima volta dovrò trovare dei peperoncini più consoni.

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Ingredienti per due persone:

Per il chili:

  • 400 g di carne di manzo tagliata a cubetti
  • 4 peperoncini pimento
  • 1 cucchiaio di cacao in polvere amaro
  • sale
  • 2 cucchiai di olio EVO

Per il contorno:

  • 200 g di fagioli tabaccara
  • 10 pomodorini
  • 1 spicchio di aglio
  • olio EVO

Per le tortillas:

  • 120 g di farina 00
  • 40 g di farina di mais Fioretto
  • 80 g di acqua
  • sale
  • 1 cucchiaio di strutto

Procedimento:

Mettete i fagioli a bagno in acqua fredda per una notte, quindi scolarli e metterli in una pentola coprendoli con altra acqua fredda. Aggiungere uno spicchio di aglio e portare a ebollizione. Cuocere per circa 30 minuti e salare solo a fine cottura.

Utilizzando peperoncini freschi occorre prima essiccarli in forno quindi metterli in un sacchetto di carta per circa 15 minuti in modo da facilitare il compito successivo: quello di spellarli. Fate tutte queste operazioni arieggiando la stanza e utilizzando guanti di lattice. Quello che ricaverete, privato dei semi, metterlo in un  recipiente e ricopritelo con dell’acqua. Lasciare in ammollo per un paio di ore, quindi frullare tutto insieme.

In una pentola adatta per lunghe cotture mettere l’olio EVO e la carne con la polpa di peperoncino filtrata attraverso un colino a maglie strette. Protrarre la cottura per un paio di ore e mezz’ora prima di spegnere il fuoco unire anche il cacao.

Nel frattempo preparare le tortillas mescolando in un contenitore le farine con il lievito. Sciogliere lo strutto nell’acqua tiepida e unire anche questi nella ciotola. Impastare e salare leggermente. Dividere l’impasto in due palline. Lasciarle riposare dieci minuti.

Scolare i fagioli e saltarli in una padella con poco olio.

Tagliare i pomodori a spicchi e unirvi i fagioli e poco cicorino tagliato a listarelle. Condire a piacimento.

Poco prima di servire in tavola, stendere le tortillas con il mattarello dandogli forma rotonda. Scaldare una padella in ghisa e cuocere le tortillas pochi minuti per lato.

Posizionare al centro di ogni tortillas la carne e servire insieme al contorno di pomodori e fagioli.

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Con questa ricetta partecipo all’Mtc di aprile:

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Red Velvet Cake gluten free? Se non ci fosse stato l’MTchallenge…

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…non avrei saputo neanche cos’era! Per di più senza glutine!

La mia seconda sfida dell’MTChallenge non poteva essere più difficile: un dolce della tradizione americana, offerto per San Valentino alle persone a cui vogliamo più bene. Superati i primi dubbi iniziali, visto che le torte non sono proprio il mio punto forte e che trovo i dolci tipici americani davvero un po’ troppo carichi, leggendo i vari tips & tricks e cominciato a vedere le prime red velvet delle partecipanti alla sfida di Stefania ho preso coraggio e mi sono buttata.

Questa è proprio una sfida nella sfida perchè Stefania chiede che questa torta sia assolutamente senza glutine in modo che anche i celiaci la possano mangiare: quindi l’utilizzo di prodotti che ne siano assolutamente privi, ma anche accorgimenti nella preparazione perchè è essenziale che gli strumenti che sono entrati in contatto con prodotti glutinosi non entrino assolutamente a contatto con quei prodotti che ne sono privi se prima non vengono lavati in lavastoviglie. Certo la vita dei celiaci non è propriamente facile, anche se negli ultimi anni, visti gli aumenti di casi, c’è stata una vera e propria sensibilizzazione. La figlia di mio cugino che ha una grave forma di celiachia, deve stare attenta ad ogni cosa e nella cucina della loro casa ha degli stipi appositi per i suoi prodotti e i suoi ciottoli. Addirittura, mi racconta, non può mangiare nella tovaglia dove mangiano gli altri.

Cucinare senza glutine non mi spaventa, seppure a volte sia davvero complicato, perchè lo scorso anno l’omeopata ci ha consigliato di provare per qualche tempo a far mangiare nostro figlio senza glutine per vedere se riuscivamo a migliorare una certa situazione. Avevamo comunque fatto le analisi che prescrivono in questi casi, ma erano risultate negative. L’omeopata infatti ci ha parlato non di una allergia ma di una sensibilizzazione verso questa sostanza, fatto sta che spesso queste analisi non sono molto attendibili. Abbiamo fatto mangiare nostro figlio senza glutine per un certo numero di mesi, notando un certo miglioramento in effetti. Purtroppo però la mensa scolastica non permette a chi non ha una vera e propria diagnosi di celiachia una dieta apposita e quindi poi siamo tornati lentamente a farlo mangiare nuovamente normalmente.

Stefania chiede che per la red velvet si utilizzi la sua ricetta, testata e perfezionata nel corso del tempo, senza nulla modificare. Possiamo invece sbizzarrirci nella farcitura e decorazione che deve comunque rimanere senza glutine. Io, francamente, non avendo mai nè mangiato nè assaggiato questa torta, mi attengo fedelmente alla ricetta originale anche per quanto riguarda la farcitura.

Oltre ai prodotti senza glutine, che al giorno d’oggi sono di facile reperibilità la torta prevede anche l’utilizzo di un altro ingrediente che invece non si trova in tutti i negozi, ma che è invece facile (più di quanto si pensi) prodursi da soli: parlo del buttermilk, che si può ottenere semplicemente facendo inacidire lo stesso quantitativo di latte con un cucchiaio di succo di limone per 20 minuti. Se però volete complicarvi la vita o, come me, vi piacciono le sfide e vi piace conoscere tutti i segreti della cucina, allora potrete produrvi il buttermilk o latticello partendo dalla crema di latte e montandola fino a che non si divide in una parte solida (burro) e una parte liquida latticello. A quest’ultimo dovrete aggiungere due cucchiai di yogurt magro e lasciar fermentare il tutto per una notte a 25°C. Il burro ottenuto poi potrete utilizzarlo per il frosting, ovvero la farcitura. Attenzione però a spremerlo bene dal liquido, mettendolo dentro ad un panno di lino pulito, quindi lavatelo e lavoratelo con le mani bagnate come lavorereste il pane. Dategli la forma e mettetelo in frigorifero.

Alla fine mi son dovuta ricredere e ho regalato ai miei familiari uno dei dolci più buoni che abbiano mai mangiato. La metterò sicuramente tra i dolci da fare per le occasioni più importanti e devo sicuramente ringraziare l’MtC, dove da poco sono approdata, per aver imparato tante nuove interessantissime cose riguardanti la cucina.

Per servire questo dolce ho anche comprato una nuovissima alzatina su cui trovo che stia veramente a suo agio e… delle nuovissime scarpe tacco 12 con cui ho preparato il dolce così come scherzosamente chiedeva di fare Stefania… purtroppo però ho dimenticato di farmi fotografare! A voi crederci… o meno!

Sono anche felice perchè è filato tutto liscio e non ho avuto problemi: non è stato difficile reperire gli ingredienti, fare il burro è risultato facile e divertente (tra l’altro quello che mi è avanzato l’ho aromatizzato con rosmarino e sale affumicato e spalmato sui crostini – altra bontà!) e il dolce è lievitato quel tanto che bastava per tagliarlo abbastanza agevolmente (io l’ho tenuto una notte in frigorifero). L’unico piccolo inconveniente è che alla fine la base doveva risultare rossa e invece tende un po’ troppo al marrone, ma credo che questo dipenda dal colorante liquido della Rebecchi che non colora molto. Da provare con un colorante in pasta.

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Ma veniamo alla ricetta, presa direttamente dal blog di Stefania Cardamomo & Co.

Ingredienti:

  • 160 gr di farina di riso sottilissima tipo amido (Le Farine Magiche Lo Conte, Pedon, Rebecchi)
  • 60 gr di fecola (Cleca, Pedon, La Dolciaria, Sma & Auchan)
  • 30 gr di farina di tapioca (che potete sostituire con Maizena)
  • 1/2 cucchiaino da tè di sale
  • 8 gr cacao amaro (Venchi, Easyglut, Pedon, Olandese)b
  • 110 gr burro non salato a temperatura ambiente
  • 300 gr di zucchero
  • 3 uova medie (io uso quelle bio codice 0, ma non è rilevante ai fini della celiachia)
  • 1 cucchiaino da caffè di estratto vaniglia bourbon (o i semi di una bacca, ma non usate la vanillina)
  • 240 ml di buttermilk (ma se non lo trovate, fate inacidire per 20 minuti la stessa quantità di latte con un cucchiaio di limone)
  • 1 cucchiaio di colorante rosso (Rebecchi e Loconte)
  • 1 cucchiaio di aceto bianco
  • 1 cucchiaino da tè di bicarbonato di sodio
Procedimento:
Pre-riscaldate il forno a 175°C.
In un recipiente mescolate le farine, il sale, il cacao. In un altro recipiente, sbattete il burro per 2-3 minuti, finché sarà soffice e poi aggiungete lo zucchero e sbattete per altri 3 minuti.
Aggiungete le uova, una alla volta, sbattendo 30 secondi dopo ogni aggiunta.
Mescolate il colorante al buttermilk e quindi versate poco per volta al composto di burro, alternando le polveri al buttermilk. Possibilmente iniziate e finite con la farina. Aggiungete anche la vaniglia e mescolate.
In una tazzina (capiente) mescolate il bicarbonato all’aceto bianco, facendo attenzione a versarlo subito nell’impasto (altrimenti ve lo troverete per tutta la cucina) e incorporatelo bene con una spatola.
Imburrate due teglie da 18/20 cm e spolverizzate con farina di riso. Fate cuocere per 40/45 minuti, o finché non vedete che è cotto (con il trucchetto dello stuzzicadenti!)
Lasciate raffreddare la torta dentro la teglia (potete usarne anche una in silicone, ma è meglio usare la  carta forno per evitare contaminazioni) per 10 minuti. Poi toglietela dalla teglia e lasciatela raffreddare, quindi fasciatela nella pellicola trasparente. Fatela riposare in frigo per diverse ore (io l’ho lasciata tutta la notte). In questa maniera sarà più facile da tagliare senza che si sbricioli e sarà più semplice mettere la farcitura. Non spaventatevi se vi sembra troppo dura, perché a temperatura ambiente tornerà morbidissima.
Questa è la ricetta base, a questa si possono aggiungere infiniti sapori. Si può conservare in frigo in un contenitore ermetico e riutilizzare quando se ne ha bisogno.
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Per la farcitura, la Cream Cheese Frosting di Buddy!
Ingredienti:
  • 450 g di Philadelphia o Quark
  • 115 g di burro
  • 1 cucchiaio di estratto di vaniglia (io l’ho sostituito con un cucchiaio di brandy)
  • 200 g di zucchero a velo setacciato

Procedimento:

Se non avete lo zucchero a velo, potrete produrvelo a casa con un robot da cucina piuttosto potente. Io con il Bimby: metto lo zucchero nel boccale 30 sec. vel. turbo.
Ammorbidire il burro con una forchetta, quindi metterlo nella planetaria o nel Bimby con il resto degli ingredienti e montare bene il tutto, fino ad ottenere una crema piuttosto densa!
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Per la decorazione:
Ingredienti:
  • 500 ml di panna
  • un cucchiaio di zucchero
  • confettini e decorazioni varie senza glutine (io ho utilizzato Rebecchi)

Procedimento:

Montare la panna con lo zucchero. Spalmarne una parte sulla superficie della torta e il resto metterlo nella sac a poche e procedere con le decorazioni.
Tenere la torta in frigo: sembra che un paio di giorni dopo sia ancora più buona… ma questo io non lo posso confermare perchè è finita prima!!!
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Con questa ricetta partecipo all’MTchallenge di febbraio:
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e al contest del La Cultura del Frumento:
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Roscòn de Reyes per la Befana

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Qualche giorno fa girovagando nel web sono incappata nella ricetta di questo dolce che viene servito in Messico il giorno della Befana! Il blog in questione è Con le mani in pasta e questa è la sua ricetta. Incuriosita sono andata a ricercarla anche in altri blog, anche quelli in lingua ed ho saputo un sacco di cose interessanti riguardo a questa tradizione. Certo il web è una gran cosa in questi casi!

Come dicevo, il Roscon de Reyes (letteralmente Ciambella dei Re Magi) è un dolce tradizionale che viene preparato in occasione dell’Epifania, un dolce portafortuna perchè al suo interno vi si nasconde tradizionalmente una statuetta di porcellana che rappresenta un re magio (o una moneta) e chi la troverà nella sua fetta sarà re per un giorno! Ma oltre alla monetina si nasconde anche una fava (io un fagiolo!) e chi la troverà sarà colui che dovrà offrire il Roscon l’anno successivo.

Non ho potuto prepararlo prima perciò ve lo offro ora per augurarvi Buona Befana (ma si augura poi Buona Befana?), felice di farlo conoscere a chi come me ancora non lo conosceva!

Ho scelto di seguire la ricetta di Con le mani in pasta (dimezzando le dosi per fare un solo ciambellone) perchè mi piace l’idea di utilizzare la pasta madre, ma per chi non l’avesse, tra le tante che ho trovato in rete trovo che quella di Arte in Cucina sia tra le più semplice e l’idea di glassare questo ciambellone la trovo geniale! E se cercate una versione vegana, perfetta quella di Ravanello CuriosoRoscon de Reyes_02!

Ingredienti:

per la biga

  • 35 g di latte a temperatura ambiente
  • 8-10 g di lievito di birra
  • 65 g di farina manitoba
  • 1 cucchiaino di zucchero

per l’impasto

  • 60 g di zucchero
  • scorza di un limone
  • scorza di un’arancia
  • 30 g di latte
  • 35 g di burro
  • 1 uovo
  • 60 g di lievito madre rinfrescato la sera prima
  • 230 g di farina manitoba
  • 1 pizzico di sale
  • ciliegine candite
  • panna da montare
  • monetina
  • fagiolo

Preparazione:

Preparare la biga mescolando in un recipiente la farina con il lievito di birra, il latte e lo zucchero. Formare una palla e metterla in un altro recipiente ricoprendola con acqua tiepida. Lasciarla riposare il tempo necessario affinchè raddoppi di volume e venga a galla.

Cominciare a preparare l’impasto. Io come sempre utilizzo il Bimby, ma si può fare tranquillamente a mano.

Inserire lo zucchero nel boccale con la scorza di limone e con quella d’arancia: 10 sec. vel. 10. Aggiungere la farina e il lievito madre disciolto nel latte tiepido. Azionare il Bimby a Vel. spiga e, mentre è in funzione, inserire nell’ordine l’uovo, il sale e la biga. Quando comincerà a formarsi una palla, aggiungere anche il burro a pezzetti. Far andare così per altri 3 minuti, quindi togliere dal Bimby, formare una palla e metterla a lievitare per 3-4 ore.

Ora, potete decidere se fare un ciambellone tradizionale oppure come quello delle mie foto. Nel primo caso procedete sgonfiando l’impasto e creando con esso un salsiccioto che andrà inserito in uno stampo da ciambellone possibilmente a cerniera (ricordatevi di inserire nell’impasto la monetina e il fagiolo!)

Nel caso vogliate dare la forma come quella della foto, dividete l’impasto in 6, formando con ognuna una palla (in una inserite la moneta e in un’altra il fagiolo). Imburrare lo stampo da ciambellone e inserire le palle distanziandole leggermente l’una dall’altra (lievitando si attaccheranno).

Mettere a lievitare ancora per un’altra ora, quindi spennellare la superficie con del latte e decorare con le ciliege candite.

Infornare a 180° per 30 minuti.

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Quando il dolce si sarà freddato, tagliatelo orizzontalmente (attenti alla moneta e al fagiolo) e riempite con la panna montata!

Da mangiare tassativamente il 6 gennaio!

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Petto di pollo al curry

Si fa presto a dire pollo al curry! Anni fa una mia amica me lo preparò per cena convinta di aver scoperto l’America. In verità, ricordo di aver fatto una gran fatica a mangiarlo: era del petto di pollo passato in padella e spolverizzato col curry! Niente più! Ora a prescindere che la mia amica ha tante belle qualità, compresa l’intraprendenza e la voglia di fare, in cucina credo che abbia ancora molto da imparare. Comunque sia, fu così che archiviai qualsiasi fantasia di volerlo rifare a casa mia e del pollo al curry non ho più sentito parlare fino a questa estate, quando al corso di cucina di Spazio QB, Paola ci ha insegnato come deve essere la vera ricetta di questo piatto indiano.

Solo oggi ho trovato il coraggio di proporlo in tavola ai miei figli, credendo che per loro il sapore del curry potesse essere troppo forte, e invece…. è stato apprezzato in pieno, vabbè non proprio da tutti, ma questa è un’altra storia!

Se poi volete veramente fare le cose come si deve, dovrete accompagnare il tutto con del riso pilaf che si prepara mettendo il riso basmati, dopo averlo sciacquato bene, in una pentola. Coprirlo di acqua bollente. Posizionare della carta forno bagnata e strizzata sopra la pentola. Cuocere 7 minuti e mezzo.

Questa è una di quelle ricette che stupisce gli ospiti pur essendo molto semplice da preparare.

Ingredienti per 4 persone:

  • 450 g di petto di pollo
  • 2 carote
  • 2 coste di sedano
  • 1 mela granny smith
  • 1 cipolla bianca media
  • 1 barattolo di latte di cocco
  • poca farina
  • 1 cucchiaio di curry
  • 1 cucchiaio di curcuma
  • olio EVO
  • sale

Procedimento:

Tagliare il pollo a cubetti, infarinarli. Mettere poco olio EVO in una padella antiaderente e quando sarà caldo mettere il pollo a rosolare appena. Appena si sarà chiusa la cottura, salare.

Pulire e lavare tutte le verdure. Tagliarle a piccoli bastoncini. Farle saltare in una padella con poco olio, lasciandole croccanti. Salare e aggiungere il latte di cocco, la curcuma e il curry. Far restringere il latte finchè non si forma una crema, quindi aggiungere il petto di pollo e mescolare bene.

Servire con il riso pilaf.

Cous cous invernale con ceci, verdure e curcuma

Il freddo sta sempre più inesorabilmente bussando alle nostre porte e ormai non ci resta che arrenderci al (per me) triste destino e affrontarlo come meglio si può! Invidio gli animali che possono andare in letargo, ma per noi umani ciò non è possibile e perciò tiriamo giù dall’armadio cappotti, sciarpe e guanti e, pieni di coraggio, affrontiamo anche le intemperie più impietose!

A proposito di cappotti, sciarpe e guanti mi sovviene un dolce ricordo della prima infanzia di mio figlio, quando pronunciava tutte le parole mettendogli come iniziale la “P” (escluso per il suo PaPà, perchè lo chiamava ‘a’à) e al momento di uscire di casa prendeva “le pappe, il pappello, e il pappotto”!

Ma tornando al nostro freddo novembre, noi cerchiamo di riscaldarci anche cucinando quelle pietanze che ci riscaldano anche internamente, come zuppe, minestre, polente… utilizzando gli ingredienti tipici di questa stagione molto generosa: castagne, funghi, cavoli, zucche…

Ripropongo perciò quest’oggi una ricetta che faccio spesso in questo periodo, aggiungendo a quella che già avevo pubblicato un po’ di curcuma che credo si sposi benissimo col cous cous. Un piatto molto prelibato che ho avuto la fortuna di assaggiare la prima volta in Tunisia, dove si sa che le spezie fanno da padrone e vengono vendute nei suk in un’esplosione di colori e di odori.

Ingredienti per 4 persone:

  • 250 g di cous cous bianco Ecor
  • mezzo peperone giallo
  • 100 g di verza
  • 1 grossa patata
  • 2 carote
  • 2 zucchine
  • 120 g di ceci lessati
  • 250 g di pomodori pelati e schiacciati
  • 1 scalogno
  • olio EVO Dante
  • 1 cucchiaio di curcuma
  • 1 peperoncino
  • sale

Preparazione:

Pulire e lavare le verdure. Tagliare le carote , le zucchine, le patate e il peperone in piccoli pezzi. Ridurre la verza a striscioline.

Tritare lo scalogno e metterlo in una pentola capace con tre cucchiai di olio EVO Dante e il peperoncino spezzetato.

Accendere la fiamma e appena lo scalogno comincia a soffriggere, unire le patate, le carote e i ceci. Far insaporire bene per 5-8 minuti, quindi unire la passata di pomodoro e mescolare bene. Cuocere ancora 10 minuti e aggiungere la verza e il peperone. Salare e mescolare ancora. Coprire le verdure con dell’acqua bollente, unire la curcuma e proseguire la cottura senza coperchio finchè le verdure saranno cotte e l’acqua si sarà assorbita.

Mettere il cous cous in un recipiente. Versarvi sopra due cucchiai di olio EVO Dante e mescolare bene. Mettere 250 g di acqua sul fuoco e appena bolle versarla nel cous cous. Mescolare appena. Chiudere con un coperichio e lasciar riposare 5 minuti. Al termine di questo tempo vedrete che il cous cous avrà “bevuto” tutta la vostra acqua. Ora con una forchetta sgranatelo bene.

Versare sopra il cous cous le verdure e servire ben caldo!

Trovate questa ricetta anche nel Circolo dei Blogustai:

testata blogustai ridotto

Con questa ricetta partecipo al contest Felici e Curiosi di Ravanello Curioso e Le delizie di Feli:

e al contest de La Cultura del Frumento

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Involtini di foglie di vite

Libano, Grecia (Dolmadakia Yialantzì o Dolmades), Romania (Sarmale in foi de vita)… insomma non c’è un paese natale vero e proprio per questi involtini, ma la zona è quella e se c’è un paese che vorrei tanto visitare quello è proprio la Grecia. Al momento, ahimè, questo non è possibile ed ecco che la cucina viene in mio aiuto anche in questi casi: assaggiare il cibo del paese dove vorremmo andare ci fa avvicinare un po’ più ad esso e se è un paese dove già siamo stati, i piatti tipici con i loro sapori ci riportano là con la mente e con il cuore. L’importante è avere a disposizione delle foglie di vite non trattate oppure recarsi in un negozio di prodotti bio o specializzato in prodotti esotici e troverete le foglie in barattolo. Se poi avrete la possibilità e questa ricetta sarà di vostro gradimento, potrete sempre farne una bella scorta da congelare. Consiglio comunque di raccogliere le foglie in primavera quando sono più tenere e non in autunno quando sono più coriacee. In pratica, non fate come ho fatto io! Gli involtini verranno buoni ugualmente, ma non tutti mangeranno… la foglia! Ingredienti:

  • 10-12 foglie di vite
  • 350 g di carne di manzo macinata
  • 200 g di riso
  • 2 piccole cipolle bionde
  • olio EVO Dante
  • una decina di foglioline di menta
  • 1 limone e mezzo
  • tsatziki (facoltativo)

Procedimento: Lavare le foglie di vite accuratamente. Mettere sul fuoco una pentola di acqua e quando bolle immergervi le foglie per 1 minuto, quindi scolarle e immergerle in acqua fredda. Scolarle nuovamente e stenderle su un canovaccio. Se occorre, tagliare loro i gambi. Tritare la cipolla con il coltello e metterla in una pentola con tre cucchiai di olio EVO Dante. Appena comincerà a rosolare aggiungete la carne macinata, mescolate bene e unite quindi anche il riso. Salare e cuocere per 4-5 minuti. Quindi spegnere il fuoco, sbriciolarvi sopra la menta e disporre un cucchiaio di questo preparato su ogni foglia di vite. Chiudere le foglie sopra il riso cominciando dai laterali e arrotolando l’involtino sulla parte superiore. Distribuire ogni involtino in una pentola dal fondo largo e dai bordi bassi facendo in modo che stiano stretti l’uno con l’altro. Ricoprire gli involtini con succo di limone e acqua. Posizionarvi sopra un piatto fondo girato a pancia in giù (questo servirà a tenere fermi gli involtini durante la cottura in modo che non si aprano) e chiudere con il coperchio della pentola. Cuocere per circa 50 minuti a fiamma bassa. La tradizione vuole che questi involtini siano serviti freddi e con accompagnamento dello tsatziki o dello yogurt greco. Noi abbiamo preferito mangiarli leggermente tiepidi.

Approfitto di questo post per informarVi che da oggi è possibile acquistare l’Olio Dante anche on line grazie al nuovo “Dante Store”, l’innovativo sito e-commerce degli Oleifici Mataluni pensato per una esperienza di acquisto virtuale.

Ordinare l’olio arricchito con la vitamina D, comodamente da casa e senza costi di spedizione, è semplice come un click: collegandosi su www.dantestore.com, è possibile visualizzare le tabelle nutrizionali, il packaging, le schede per l’impiego in cucina e le destinazioni gratuite.

Su Dante Store è già disponibile il nuovo Olio Condisano, ideato e prodotto dal Centro di ricerca degli Oleifici Mataluni in collaborazione con il Dipartimento di Endocrinologia e Oncologia Molecolare e Clinica, e con il Dipartimento di Scienza degli Alimenti dell’Università di Napoli “Federico II”.

Condisano, in vendita al prezzo di scaffale e nell’innovativo packaging ecosostenibile in PET – più leggero del vetro, più pratico e 100% riciclabile – è presente con due diverse referenze: Extravergine “100% Italiano” con vitamina D, per chi preferisce esaltare il sapore del cibo con le note fruttate e decise di Olio Dante; Olio di Oliva con vitamina D, per chi predilige un condimento più delicato.

In esclusiva su Dante Store, oltre al tradizionale formato da 1 litro, anche la pratica bottiglia di Olio Condisano Extravergine “100% Italiano” nella versione da 250 ml, per soddisfare le diverse esigenze legate allo stile di vita, al benessere e alle abitudini alimentari.

Registrandosi al sito e alla newsletter su www.dantestore.com, si potranno controllare tutti gli ordini dal proprio account, mentre nella comoda “Shopping Bag” verranno annotati gli articoli selezionati, proprio come se si avesse il carrello della spesa a portata di mano.

Collegati su www.dantestore.com, iscriviti alla newsletter e scopri tutte le destinazioni con spedizione gratuita!

Con questa ricetta partecipo al contest di Divertirsi Mangiando:

Anko, ovvero: marmellata di fagioli Azuki

Ormai mi conoscete e sapete che…mi piace farlo strano! Ed ecco che appena ho sentito parlare di questa ricetta alla radio, mi son precipitata sul pc per approfondire l’argomento.

Sto parlando della marmellata di fagioli. Per la verità ciò che veniva reclamizzato alla radio era una marmellata di fagioli borlotti che viene prodotta in Basilicata, a Sarconi: la Fasoldò.

Ma continuando a leggere e informarmi sono venuta a conoscenza anche di una marmellata giapponese di fagioli azuki, che non sono altro che fagioli di soia rossi. Questa marmellata si chiama Anko e sembra che in Giappone la si ritrovi in molti piatti soprattutto dolci, uno fra tutti il Dorayaki, il dolce preferito dal gatto-robot Doraemon.

Questi fagioli vengono utilizzati proprio per il loro sapore dolce (non dolciastro, ma proprio dolce!) infatti è meglio non provare a metterli in un minestrone!

 

Ingredienti:

  • 200 g di fagioli azuki
  • 200 g di zucchero

Procedimento:

La prima operazione da fare è quella di lavare bene i fagioli azuki (ricordo che si possono trovare in tutti i negozi di prodotti biologici), quindi metterli a bagno in acqua fredda per una notte.

Mettere i fagioli a cuocere con la stessa acqua con cui sono stati a bagno e farli bollire 5-10 minuti, quindi scolare l’acqua.

Ricoprire ora i fagioli con altra acqua in modo che i fagioli siano coperti due volte, cioè se l’altezza dei fagioli nella pentola è di 2 cm dovrete aggiungere acqua fino a 6 cm di altezza (spero di essermi spiegata). Aggiungere 70 g di zucchero, mescolare e accendere il fuoco.

Far ritirare il maggior quantitativo di acqua, quindi aggiungere il rimanente zucchero, mescolare e proseguire la cottura. Alla fine la marmellata (che poi in realtà è una confettura) dovrà risultare morbida.

A questo punto a voi decidere: potete lasciarla così oppure frullarla con un mixer ad immersione come ho fatto io!

Potete metterla nei barattoli e fare il sottovuoto per conservarla più a lungo.

Io l’ho servita con i formaggi e poi ci ho fatto una buonissima crostata.

Zuppa dello Yucatan

L’ho detto e ridetto: io in Messico ci ho lasciato il cuore e prima o poi andrò a riprendermelo!

Ogni tanto mi piace cucinare piatti messicani proprio per ricordare il sapore e gli odori di quei giorni trascorsi visitando piramidi Maya e siti archeologici.

Che cultura ragazzi! Storica, paesaggistica e… anche culinaria, che non guasta mai!

Certo non è il posto più adatto per chi non ama mangiare piccante, perchè il Messico è anche il regno del peperoncino con oltre 150 varietà: si va dal più famoso  HABANERO, considerato da alcuni come il peperoncino messicano più piccante al mondo di colore arancio o rosso, al JALAPENO, probabilmente il peperoncino messicano più conosciuto in Europa di colore verde scuro, moderatamente piccante. Per passare attraverso altre varietà come il CHIPOTLE  color caffé, è un jalapeño di grossa taglia maturato ed essiccato e il POBLANO  di colore verde scuro che si consuma cotto in particolare grigliato al forno.

Mio marito è un appassionato di peperoncino ed è riuscito a far essiccare sotto il sole Messicano i semi di alcune di queste varietà per poi poterle riprodurle in Italia. Risultato? Davvero scadente, purtroppo! Il nostro sole non è propriamente equatoriale, e le piante non sono riuscite a crescere!

Oggi avevo una gran voglia di riassaggiare questa zuppa, che è un po’ una sorta di consommè che viene offerta all’inizio del pasto per aprire lo stomaco ad altri sapori.

E’ incredibile: uno direbbe che col caldo umido che c’è in Messico l’ultima cosa che si avrebbe voglia di mandare giù è un brodo bollente! E invece, vi assicuro, che questo incontro di spezie e agrumi, è molto rinfrescante.

Ingredienti: 

  • 1 litro di brodo di carne (oppure di pollo, di pesce, di verdura)
  • 1 cipolla
  • 8 spicchi di aglio
  • 2 peperoncini Jalapeno in salamoia
  • una decina di pomodorini maturi
  • origano
  • cumino
  • coriandolo
  • succo e polpa di 2 lime
  • scorza di mezzo pompelmo
  • scorza di mezza arancia
  • 2 cucchiai di olio
  • succo di 1 arancia e di mezzo pompelmo
  • tortillas chips

Procedimento:

Tanti ingredienti ma una preparazione molto semplice e veloce.

Dividere a metà la cipolla lasciando la buccia ad una parte.

Scaldare una padella dal fondo pesante e mettervi a rosolare e caramellare la cipolla non sbucciata e gli spicchi di aglio (anch’essi con la buccia). Alla fine l’aglio dovrà risultare sbruciacchiato ma morbido all’interno.

Tritare col coltello l’altra metà di cipolla e farla saltare in una padella capiente con poco olio.  Versarvi il brodo e portare a bollore facendo cuocere un paio di minuti.

Sbucciare anche l’altra metà di cipolla e gli spicchi d’aglio rosolati. Affettare grossolanamente anche questa cipolla e mettere il tutto dentro al brodo insieme ai pomodorini tagliati a dadini, all’origano, al peperoncino e al cumino.

Cuocere per circa 15 minuti.

Aggiungere la scorza degli agrumi e far cuocere ancora un paio di minuti, quindi togliere dal fuoco e unire la polpa di lime e il succo di arancia e pompelmo.

Versare in delle scodelle, spolverizzare col coriandolo e servire accompagnando questa zuppa con delle tortillas chips.

Una delizia del genere resusciterebbe anche il Grande Pacal di Palenque!

Con questa ricetta partecipo al contest di Divertirsi Mangiando:

al contest di Le cuoche per gioco:

 

e al contest di Nono Solo Piccante: