Insalata di gamberetti croccanti al torrone

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Anche quest’anno Cremona ospiterà la tradizionale festa del torrone. L’appuntamento è fissato per il 16 novembre fino al 24 e tanti sono gli eventi in programma tra cui alcuni laboratori anche per bambini e degustazioni. Molti gli espositori e la possibilità di visitare i luoghi della città solitamente chiusi al pubblico.

Quest’anno il tema che legherà tutta la manifestazione è la multimedialità, con l’intento di abbracciare non solo i golosi del mondo del dolce ma tutti quelli appassionati che utilizzano il web e le moderne tecnologie per essere costantemente al passo con i tempi. Pertanto, il programma verrà integrato con un portafoglio di iniziative e di incontri, che racconteranno il tema nelle sue diverse espressioni, nelle sue varie esperienze, legandolo alle diverse forme artistiche. Ecco perchè questa volta saranno protagonisti anche i foodblogger che Sperlari ha invitato a partecipare con una ricetta che abbia tra gli ingredienti principali il torrone. Quale invito migliore per una foodblogger, dal momento che questo ingrediente solitamente relegato al Natale insieme a  pandoro e panettoni, si presta invece alla realizzazione di ricetta tutto l’anno, sia ricette dolci che salate. E vi garantisco che una volta cominciato a sperimentare, non è più possibile fermarsi. Io per esempio non mi sono fermata alla ricetta che vi propongo quest’oggi, ma a seguire ne arriverà una seconda. Una salata e una dolce, per non far torto a nessuno. E se ancora aveste qualche dubbio, vi invito a partecipare alla festa a Cremona, dove sono sicura troverete molti spunti interessanti per degustare il vostro torrone.

La ricetta di oggi dunque è un’insalata di gamberetti con panatura al torrone. A mio avviso la panatura dolce si sposa benissimo con il sapore amarognolo della rucola che ben lo contrasta, e con il succo di limone che, oltre a sgrassare, dona anche una nota di freschezza.

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Ingredienti per un’insalata per 5 persone:

  • 300 g di gamberetti
  • 150 g di farina bianca
  • 1 uovo
  • 1 torrone Classico alla Mandorla Sperlari da 150 g
  • mezzo avocado
  • 3 cucchiai di olio EVO
  • il succo di mezzo limone
  • rucola
  • sale
  • olio di semi di arachidi q.b.

Procedimento:

Se avete scelto dei gamberetti surgelati lasciateli scongelare in frigorifero prima di cominciare la ricetta. Se necessario sgusciateli.

Se invece avete scelto gamberi freschi, sgusciateli e togliete loro il filo nero sul dorso.

Mettete in un piatto la farina, in uno sbattete l’uovo con un pizzico di sale, in un’altra ciotola mettete il torrone che avrete ridotto in polvere utilizzando un robot da cucina.

Mettere in un tegame l’olio di semi di girasole in quantitativo sufficiente affinchè una volta messi i gamberi a cuocere possano rimanere immersi.

Infarinare i gamberi nella farina, quindi passarli nell’uovo e infine nella polvere di torrone.

Friggere ogni gambero nell’olio di semi: fare molta attenzione perchè questa panatura tende a bruciarsi facilmente essendo zuccherina, quindi occorrerà davvero pochi minuti affinchè siano pronti. Quando saranno pronti, scolateli e metteteli su un foglio di carta assorbente mentre finirete di cuocere gli altri.

Lavate la rucola e disponetela in un piatto.

Lavate e sbucciate l’avocado. Tagliatelo a cubetti e mettetelo sopra la rucola. Adagiate sopra anche i gamberi.

Emulsionate l’olio di oliva extravergine con il limone e un pizzico di sale, quindi condite l’insalata pochi minuti prima di servirla a tavola.

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Il profitterol che si crede una bagna caoda e auguri Pane e Pomodoro

10325714_239168842944995_2786481582206020597_nOggi la mia creaturina compie 3 anni e sta crescendo sempre più rendendomi orgogliosa. Il merito è soprattutto vostro che mi seguite sempre con tanto affetto e questo mi spinge a migliorare sempre più.

E’ con piacere dunque che oggi festeggio partecipando ad un evento a cui tengo molto perchè nasce nel mio paese. Tale evento è legato strettamente alla notte blu castiglioncellese che si terrà il 21 giugno, promotrice la CCN Castiglioncello in collaborazione con la mia amica Cristina Galliti di Poverimabelliebuoni. Eh si, perchè si parla proprio di acciughe, il pesce azzurro (in questo caso blu) per eccellenza e quindi non poteva non esserci lo zampino di Cristina.

Qui trovate tutte le info per partecipare. Io lo faccio con questa ricetta: il profitterol che si crede una bagna caoda, ovvero una bagna caoda destrutturata perchè contiene i due ingredienti principali di questa specialità piemontese: le acciughe (che però in questo caso sono fresche) e l’aglio. La bagna caoda è un piatto tipicamente invernale, qua è però trasformata per adattarla ad un buffet di una calda serata estiva.

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Ingredienti:

Per i bignè:

  • 185 ml di acqua
  • 165 g di burro
  • 175 g di farina 00
  • 270 g di uova a temperatura ambiente
  • 1 pizzico di sale

Per la crema all’aglio:

  • 10 spicchi di aglio
  • 1 bicchiere di latte
  • 1 noce di burro
  • 250 ml di panna fresca

Per il ripieno alle acciughe:

  • 15 acciughe
  • 1 cucchiaio di semi di finocchio
  • 1 pizzico di sale
  • 2 cucchiai di olio EVO
  • peperoncino in polvere qb
  • 2 patate medie
  • brodo di pesce qb
  • 1 spicchio di aglio

Procedimento:

Prepariamo i bignè (con questa ricetta ne otterremo circa 60 piccoli che volendo potranno essere anche congelati). In una casseruola mettere l’acqua e il burro e accendere il fuoco. Unire anche il sale. Appena il burro si sarà sciolto (attenzione a non far evaporare l’acqua), versarvi la farina setacciata tutta in un colpo. Mescolare con vigore fintanto che la farina non si staccherà dalle pareti e si formerà una palla. Appena sul fondo si formerà una patina bianca, togliere dal fuoco e far raffreddare. Mettere il composto nella planetaria o nel Bimby oppure in un piatto. Aggiungere ora le uova una alla volta e mescolare, aggiungendo il successivo uovo solo quando il precedente sarà completamente assorbito. Alla fine mettere il composto in una sac a poche con bocchetta liscia.

Ungere una teglia col burro facendo inizialmente una croce che unisca gli angoli opposti, poi con il poco burro che avrà aderito ungere tutta la teglia e con un foglio di carta assorbente togliere l’eccesso. Questo procedimento mi è stato insegnato ad un corso di cucina. Distribuire quindi il composto sulla placca del forno facendo dei piccoli mucchietti (state attenti a non fare la punta. Quando avrete terminato, infornate a 220° per 15 minuti con FORNO STATICO e SENZA MAI APRIRE IL FORNO. Terminata la cottura aprite leggermente lo sportello del forno per far fuoriuscire l’umidità che si sarà creata senza però toglierli.

Prepariamo ora il ripieno dei bignè.

Lavate e mettete le patate a lessare con un pizzico di sale.

Pulite le acciughe dalle interiora e disliscatele. In una padella mettete l’olio con uno spicchio di aglio e accendete il fuoco. Quando sarà caldo unite le acciughe con un pizzico di peperoncino, il sale e i semi di finocchio. Cuocete un paio di minuti.

Sbucciate le patate e passatele. In un mixer unite le acciughe con le patate e qualche cucchiaio di brodo di pesce caldo, tanto quanto basta a rendere la crema morbida e non troppo asciutta.

Riempite con questo composto i bignè che nel frattempo si saranno raffreddati.

Preparare la crema all’aglio.

Sbucciare l’aglio e togliere ad ogni spicchio l’anima. Mettere gli spicchi in un pentolino e ricoprirli con il latte. Farli cuocere una ventina di minuti a fuoco lentissimo, quindi scolarli. Metterli di nuovo in un pentolino con il burro e accendere il fuoco. Quando il burro si sarà sciolto unire anche la panna. Far cuocere ancora a fuoco bassissimo fintanto che la crema non comincerà ad addensarsi, quindi spegnere il fuoco.

Comporre il profitterol distribuendo i bignè al centro di un piatto e colarvi sopra la crema all’aglio. Guarnire con del prezzemolo tritato o con pochi semi di finocchio.

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25-26-27 aprile appuntamento sulla costa tirrenica con il Castiglioncello Foodies Festival

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Anni fa, ai tempi dell’indimenticabile Ciucheba, si soleva dire “Farlo a Castiglioncello è più bello”. Non fate i maliziosi: qualsiasi cosa voi facciate a Castiglioncello ha tutto un altro sapore! Eh si, sono un bel po’ campanilista, ma non ci posso fare niente se sono innamorata del paese che mi ha visto nascere e crescere, dove ho vissuto i primi amori e i primi ricordi adolescenziali. Non potrei vivere altrove! Ed è proprio di sapore che oggi vi parlerò, il sapore dei cibi di strada di cui andiamo tanto fieri, del buon olio, del vino e della birra che esaltano anche i nostri piatti.

Quindi oggi niente ricetta, ma un invito per il 25-26-27 aprile nella perla del Tirreno che quest’anno accoglie la prima edizione del Foodies Festival Castiglioncello, con un programma interessantissimo, ricco di appuntamenti.

Ma chi sono i foodies? Sono quella categoria di persone che ai piaceri della tavola non rinunciano mai, le cui scelte sono orientate dalla qualità. Coloro che sono disposti a spendere di più riconoscendo valore alla genuinità ed alla freschezza. Curiosi e sperimentalisti amano la cucina di altri paesi e quella della tradizione.

Il 25 – 26 – 27 aprile lʼintero territorio di
Castiglioncello diverrà piazza gastronomica dove grandi chef italiani e stranieri si confronteranno in un parallelismo tra tradizioni culinarie locali, nazionali ed internazionali.
Un festival organizzato dal CCN di Castiglioncello (Centro Commerciale Naturale) su progetto dellʼagenzia di comunicazione SuperiorADV e patrocinato dal Comune di Rosignano Marittimo, dalla Provincia di Livorno e dalla Regione Toscana che si inserisce nella programmazione della Settimana Gastronomica promossa dallo stesso Comune di Rosignano Marittimo – Assessorato alla Attività Produttive, Agricole e Turismo.

Tra le vie di Castiglioncello si snoderà un percorso tra i sapori culinari della regione più bella del mondo e quelli tipici del cibo di strada dellʼintero stivale. Si potranno degustare deliziose birre artigianali toscane ed i vini pregiati della costa livornese. Si affronteranno con un convegno dedicato (venerdì 25 aprile, Villa Celestina) tematiche importanti come quelle relative alla celiachia ed alle intolleranze alimentari in generale. Saranno organizzati corsi di cucina (cake design -pasta mania) e corsi di avvicinamento alla birra, al vino, agli spumanti ed allʼolio dʼoliva. Soprattuto sarà possibile partecipare gratuitamente a dei veri e propri cooking show in cui chef eccellenti della ristorazione toscana si esibiranno allʼinterno della tensostruttura del Castello Pasquini mostrando al pubblico piatti tipici ed abbinamenti
caratteristici. Infine, ma fiore allʼocchiello dellʼintero festival, sabato 26 aprile sarà la volta dei due chef stellati toscani Marco Stabile ( rist. Ora dʼAria – Firenze) e Luciano Zazzeri (rist. La Pineta – Marina di Bibbona) che partendo da un prodotto prestabilito presenteranno (con possibilità di assaggio) piatti tipici toscani comparandoli con la professionalità e la tradizione di altrettanti chef stranieri, rispondendo così appieno a
quellʼesigenza tipica dei foodies della comparazione della varie culture gastronomiche.
Un evento ricco ed ambizioso che nasce dallʼesigenza di riportare Castiglioncello al centro di quel panorama turistico che merita; un evento unico che, partendo dal
cibo, vuole mettere in relazione la cultura toscana con quella di altre regioni straniere per rispondere definitivamente alla domanda di come il cibo e la tradizione gastronomica possano rappresentare motivo di interesse turistico e culturale.

Per i dettagli sul programma vi rimando al sito ufficiale http://foodiesfestival.me/

Per info: info@foodiesfestival.me

 

Un lampone nel cuore: Cestino di pasta fillo con crema di mascarpone e purea di lamponi

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Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a “unlamponelcuore” intendono far conoscere il progetto “lamponi di pace” e la Cooperativa Agricola Insieme (http://coop-insieme.com/), nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac, dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi. Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo oltre vent’anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell’antica coltura dei lamponi e sull’organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull’aiuto reciproco, sul mutuo sostegno e sulla collaborazione di tutti. A distanza di oltre dieci anni dall’inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola “ritorno” nella scelta del “restare”.

Giorni fa, leggendo questa storia davvero triste e terribile, una di quelle storie che passano inosservate e di cui i media si interessano poco o per niente, sono rimasta colpita nel profondo e solo immaginare quello che può essere accaduto a quella popolazione, a ciò che hanno provato mogli, madri e figlie vedendosi strappare i loro cari dalle braccia mi ha fatto piangere perchè anche io sono una moglie, una madre, una figlia e ho provato ad immedesimarmi in loro, anche se penso che non si possa arrivare mai a capire fino in fondo certe tragedie finchè non le si vivono in prima persona. Potete leggere questa storia nel blog di Anna Maria Pellegrino e poi capirete perchè ho deciso di dare anche io il mio piccolo contributo affinchè la Cooperativa Agricola Insieme possa continuare a portare avanti il progetto “Lamponi di Pace” e dare una nuova speranza a tutte le donne del Bratunac.

Potete leggere di questa iniziativa anche sulle seguenti testati giornalistiche:

http://espresso.repubblica.it/food/dettaglio/con-un-lampone-nel-cuore/2219628

http://www.ansa.it/nuova_europa/it/notizie/rubriche/cultura/2014/03/05/Italia-Bosnia-food-blogger-sostegno-donne-Bratunac_10185089.html

http://www.gamberorosso.it/news/item/1019237-donne-dolci-solidarieta-e-300-foodblogger-per-l-8-marzo-unlamponenelcuore-a-sostegno-della-cooperativa-agricola-insieme

http://www.cavoloverde.it/public/articoli/eventi/dettaglio_articolo.asp?id=1936

http://www.lazionauta.it/lamponi-di-pace/

http://www.argacampania.it/articolo4.asp?id=9887

http://www.santalessandro.org/2014/03/lamponi-la-bosnia/

Cestino_02Ingredienti per 6 persone:

  • 4 tuorli
  • 130 g di zucchero
  • 50 g di acqua
  • 300 g di mascarpone

__________

  • 4 fogli di pasta fillo da tagliare in 6 quadrati
  • 1 noce di burro

__________

  • 1 confezione da 150 g di lamponi freschi
  • mezzo bicchierino di brandy (facoltativo)
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • qualche goccia di succo di limone
  • cioccolato fondente per decorare
  • foglie di menta per decorare

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Procedimento:

Preparare la crema al mascarpone seguendo il procedimento che riporto in questo post e porla in frigorifero per qualche ora in modo che si addensi.

Se la vostra pasta fillo è congelata, fatela scongelare e srotolatela, quindi tagliatela ottenendo i 6 quadrati. Fondete il burro sul fuoco a bagnomaria e con questo spennellate sia i quadrati di pasta fillo che i pirottini in alluminio o in porcellana che volete utilizzare. Posizionate i quadrati dentro i pirottini in modo che si formino dei contenitori e facendo fuoriuscire gli angoli.

Cuocete in forno a 180°-200° per 10-15 minuti o finchè non cominceranno a colorirsi, quindi lasciateli raffreddare prima di estrarli.

Nel frattempo frullate i lamponi con lo zucchero, il limone e il brandy.

Posizionate i cestini nei piatti, riempiteli con la crema al mascarpone e ricoprite con la purea di lamponi al brandy. Decorate con dei lamponi freschi e della cioccolata fondente tagliata con il coltello a piccoli pezzi.

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Che confusione: pane, pasta madre, farina… un corso per chiarirmi le idee o forse per confondermele ancora di più!

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Premetto: questo post servirà solo a farvi venire dubbi, quelli cioè che ho già io e che cerco di chiarirmi ormai da mesi… forse anni! Però il fascino della panificazione casalinga mi ha ormai catturato e non riesco ad uscirne fuori. Il mio pane è buono, non dico di no e il profumo che si sprigiona in casa dopo averlo cotto è davvero inebriante. Però, e questo è il mio dubbio amletico, perchè non riesco a far venire quella bella alveolatura? Il mio pane risulta sempre molto compatto e pesa sempre molto, ottimo se lo vogliamo strusciare col pomodoro (e il mio nome non è a caso!), però, sarà la mia fissa di avere tutto sotto controllo, vorrei essere io a decidere anche questo aspetto.

Mi applico, lo giuro, ma non ottengo i risultati sperati. Ultimamente poi ho avuto grossi problemi con la mia pasta madre, tanto che alla fine ho deciso di buttarla… Poco male: a parte il gesto estremo, fortuna che, avendo spacciato diversi figli in giro per il paese, trovo sempre qualcuno pronto a restituirmene un po’.

Vi racconto come è andata perchè potrebbe tornarvi utile un giorno, infondo è proprio sbagliando che si impara.

Dunque un giorno verso ottobre decido che era giunto il momento di rinfrescare il mio lievito e fare il pane e così lo tiro fuori dal frigo per portarlo a temperatura ambiente. Purtroppo un  impegno improvviso mi obbliga ad uscire di casa e star fuori diverse ore, per cui quando torno scopro che il mio lievito puzzava tremendamente di acido (uno dei problemi di gestire una pasta madre solida è proprio questo). Disperata cerco soluzioni al problema sui vari gruppi facebook che trattano la lievitazione naturale di cui faccio parte. Decido allora di proseguire con una serie di rinfreschi ravvicinati per un paio di giorni. Purtroppo però il problema persiste e arrivo a mettere in pratica la soluzione estrema: fargli il famoso bagnetto che consiste nel mettere a bagno il lievito in acqua a 26° con un cucchiaino di miele, dopo averlo sbriciolato. Dopo circa mezz’ora il lievito che viene a galla è la parte ancora buona da salvare, per cui va tolto dall’acqua e rinfrescato.

A questo punto l’acidità si era ridotta notevolmente, ma il pane non risultava più buono come una volta. Allora continuo a leggere ed informarmi e decido che è giunto il momento di provare a trasformarlo in li.co.li, ovvero lievito madre liquido. Il procedimento richiede alcuni giorni e qua è spiegato dettagliatamente. Il vantaggio di avere un li.co.li è che è possibile rinfrescarlo a distanza di molti giorni senza che esso diventi acido, qualcuno addirittura parla di 30-40 giorni. Terminata tutta la fase di trasformazione, il mio lievito continuava a non darmi soddisfazione, non era bello pimpante e gonfio come quello che vedevo nelle foto di altri blog. A quel punto l’unico gesto che mi rimaneva da fare è stato quello di gettare il tutto nell’immondizia, una vera disdetta, una sconfitta e anche una gran tristezza visto che ormai mi accompagnava da un paio di anni.

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Negli ultimi giorni però ho potuto partecipare ad un bellissimo corso sulla panificazione naturale, un corso per altro promosso anche da Slow Food e organizzato dalla Tenuta Bellavista Insuese di Guasticce, che si estende per oltre 700 ettari nell’entroterra livornese. Numerose sono le attività che è possibile svolgere all’interno della proprietà: riserva di caccia, pesca sportiva, passeggiate nel bosco per scoprire tutto ciò che la natura offre alla ricerca di panorami mozzafiato.
Soggiornare all’interno della Tenuta Bellavista Insuese è possibile grazie al Residence La Rondinaia e La Fattoria, appartamenti di vari tagli dall’arredo di sapore toscano sono pronti ad accogliervi per rendere le vostre vacanze indimenticabili. Con 7000 piante di olivo (dalle quali si raccoglie le varietà leccino, frantoio e moraiolo che poi vengono frante a freddo), si ricava un ottimo olio, OLEA che ha ricevuto quest’anno il riconoscimento per il migliore olio di oliva extravergine toscano I.G.P. per la categoria Fruttato Intenso piazzandosi al secondo posto al concorso “Olio Novo della Costa Toscana”. E soprattutto, e qui torniamo a bomba, l’Azienda si è dedicata alla coltivazione di molte varietà di cereali, ed in particolare a quella dei Grani Antichi, cioè tutti quei grani che non hanno subito interventi di selezione da parte dell’uomo e che non sono stati modificati geneticamente. Troviamo quindi qua grano Verna, Gentile Rosso ed Etrusco. Questi grani riscoperti hanno proprietà nutritive maggiori rispetto, percentuali di glutine più bassa, sapore più intenso e gradevole. Per ottenere le farine, i grani vengono macinati a pietra attraverso molini selezionati attentamente perchè la molitura industriale potrebbe pregiudicare le proprietà organolettiche delle farine attraverso il surriscaldamento, inoltre, in questo modo si preserva anche il germe di grano che contiene preziose sostanze nutritive.

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Il corso, tenuto dal maestro Claudio Pozzi, è stato davvero interessante perchè mi ha dato la possibilità di capire i miei errori, ma allo stesso tempo ha rivoluzionato tutto il mio modo di pensare sulla lievitazione naturale, togliendomi anche un po’ il piacere di tenere le mani in pasta, infatti il suo metodo prevede l’impasto nella ciotola e consiglia di manipolarlo il meno possibile onde evitare di rompere la catena glutinica, procedendo con piegature per incorporare aria. La mattina abbiamo impastato utilizzando il suo lievito vecchio 130 anni (!!!), quindi abbiamo pranzato al Ristorante della Rondinaia e poi, tra un reimpasto e una chiacchierata molto interessante sui grani e le farine, abbiamo finalmente impastato il frutto delle nostre “fatiche” nel grande forno a legna del ristorante. Un pane buonissimo, quasi inutile dirlo e, finalmente alveolato quanto basta per convincermi ad abbandonare le mie pratiche, quelle utilizzate fino ad ora, ed intraprendere quelle appena apprese o almeno, come ci ha insegnato Claudio, a cominciare a farle mie e poi creare un mio metodo che non è detto sia più o meno sbagliato di un altro, l’importante è ottenere i risultati sperati.

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Pronto per il forno

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In forno

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Io e la mia pagnotta

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Tornata a casa, il giorno dopo, non potevo certo esimermi dal mettere subito in pratica gli insegnamenti e devo dire che il risultato c’è stato anche se c’è ancora molto lavoro da fare.

Nei prossimi post vi spiegherò il procedimento dettagliatamente con fotografie esplicative, promesso. Nel frattempo permettetemi di ringraziare la Signora Sabina della Tenuta Bellavista Insuese per avermi concesso l’uso delle foto.

4 foodblogger, una chef e i pesci in maschera: storia di un’avventura!

Essere diventata amica di Cristina è davvero molto stimolante e, ammetto, anche un po’ stancante. Mi coinvolge sempre in eventi davvero interessanti e da foodblogger non riesco mai a tirarmi indietro anche se so che poi attraverserò una fase di pentimento, seguita immediatamente da una di grande soddisfazione.

E’ successo anche questa volta, quando per la prima volta mi ha parlato del suo incontro con Silvia Volpe e di quello che avevano in mente. All’inizio l’ho guardata un po’ titubante, lei però non ha dato spazio alle mie repliche perchè sa dove andare a colpire e quindi mi sono trovata direttamente coinvolta in questa bella iniziativa, di cui vi avevo accennato nel post precedente. Una cena da Bacco & la Volpe organizzata e gestita, sotto la supervisione di Silvia Volpe, da quattro foodblogger! Devo essere sincera dicendovi che fino a che non è arrivato il fatidico giorno sono stata dubbiosa, non tanto della riuscita della serata, quanto del fatto di poter essere all’altezza. Quando poi però mi son ritrovata in cucina con gli altri tre miei “colleghi” tutto è avvenuto da solo, anche perchè dietro c’era un’efficiente organizzazione! Avevamo provato i piatti il 16 gennaio e ahimè, quello che doveva essere il mio piatto si è rivelato un vero disastro, il che mi ha fatto comprendere la necessità di ricorrere a qualcosa di più semplice e quindi, i miei “ravioli arlecchino” si sono trasformati in degli ottimi “coriandoli a mare”, gnocchetti di solo farina colorati con concentrato di pomodoro, ortiche (raccolte personalmente insieme a Cristina), zafferano e nero di seppia.

I 4 foodblogger con la chef pronti per iniziare la serata

I 4 foodblogger con la chef pronti per iniziare la serata

Ma andiamo con ordine, innanzitutto permettetemi di ringraziare i miei compagni di avventura e in primis la padrona di casa Silvia Volpe che ha messo a disposizione la sua esperienza oltre che la sua cucina, tutto il suo staff, dal padre Angiolo che ci ha aiutato a spellare le palamite e ha fatto un bel servizio fotografico, al marito Emanuele che ha presentato la serata, al sommelier Giovanni e alla Patrizia che ci ha aiutato in cucina. Ovviamente un grazie a Cristina Galliti di Poverimabelliebuoni (senza la quale la serata non sarebbe stata la stessa), a Fabio Campetti di Visioni dalla cucina in là… e a Shamira Gatta di Lovely Cake. E poi alla giuria composta da Claudio Mollo, Marco Bellentani, Daniela Mugnai, Deborah Corsi e Daniele Fagiolini e alla giuria popolare composta da tutti i partecipanti alla serata. Infine, un grazie particolare all’Azienda Fralluca di Suvereto che con i suoi vini ha accompagnato perfettamente i nostri piatti.

Noi con la giuria

Noi con la giuria

E dopo questi doverosi ringraziamenti, vi lascio al menù e alle immagini che raccontano meglio di mille parole la serata, immagini non mie (presa dall’emozione avevo dimenticato la macchina a casa) ma prese in prestito da Cristina e da Daniela Mugnai de Il Pesce Dimenticato.

BENVENUTO
Scherzi di Carnevale (di Cristina Galliti)
Filemone 2012 vermentino

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ANTIPASTO
Stella d’amare (di Fabio Campetti)
Filemone 2012 vermentino

Stella d'amare, ovvero filetti di sarda marinati, impanati e fritti su crema di ceci, tabasco e limone. PIATTO VINCITORE per la giuria

Stella d’amare, ovvero filetti di sarda marinati, impanati e fritti su crema di ceci, tabasco e limone. PIATTO VINCITORE per la giuria

PRIMO
Coriandoli a mare (di Silvia Iacoponi)
Filemone 2010 vermentino

Coriandoli a mare, ovvero gnocchetti di farina colorati con ortiche, concentrato di pomodoro, zafferano e nero di seppie e conditi con ragù di pesci dimenticati (sugarelli e palamita) PIATTO VINCITORE per la giuria popolare

Coriandoli a mare, ovvero gnocchetti di farina colorati con ortiche, concentrato di pomodoro, zafferano e nero di seppie e conditi con ragù di pesci dimenticati (sugarelli e palamita) PIATTO VINCITORE per la giuria popolare

SECONDO
Filetto mascherato (di Shamira Gatta)
Bauci 2012 Viognier – ANTEPRIMA ASSOLUTA!

Filetto in maschera, ovvero filetto di palamita con panatura croccante di grissini servito su crema all'arancia

Filetto in maschera, ovvero filetto di palamita con panatura croccante di grissini servito su crema all’arancia

DOLCE
Frutti senza Trucchi (di Silvia Volpe)
Vini : Az. Fralluca, Suvereto

Frutti senza trucchi, ovvero sorbetto di arancia e di kiwi in cestino di fillo con crema di cioccolato e coriandoli di frutta

Frutti senza trucchi, ovvero sorbetto di arancia e di kiwi in cestino di fillo con crema di cioccolato e coriandoli di frutta

E poi alcuni momenti salienti della serata:

Cristina e Fabio alle prese con lo scherzo!

Cristina e Fabio alle prese con lo scherzo!

Silvia Volpe

Silvia Volpe

La frittura delle sarde

La frittura delle sarde! Noi non si frigge mica con l’acqua!

 

L'impiattamento degli gnocchi! Cosa assai seria e delicata!

L’impiattamento degli gnocchi! Cosa assai seria e delicata! Notare la concentrazione!

Ho messo tutti al lavoro per un po' di gnocchi!

Ho messo tutti al lavoro per un po’ di gnocchi!

Shamira, Cris e le palamite

Shamira, Cris e le palamite

Shamira e le sue palamite!

Shamira e le sue palamite!

Però c'è spazio anche per brindare!

Però c’è spazio anche per brindare!

Il verdetto

Il verdetto

Mi hanno anche fatto parlare!

Mi hanno anche fatto parlare!