Gli gnudi

 

 

 

Nella mia settimana vegetariana, il libro di Giulia Scarpaleggia si è rivelato veramente utile, soprattutto oggi che mia madre, un’esperta conoscitrice di erbe di campo, è tornata a casa con due borsoni pieni di queste foglie deliziose. Una faticaccia pulirle e lavarle e alla fine anche un po’ di delusione per il quantitativo ottenuto una volta cotte e strizzate: due pallette grandi poco più di due palle da tennis! Avremmo goduto davvero in pochi di questo cibo, ecco allora l’idea: provare una ricetta che da tempo mi ero ripromessa, gli gnudi, ancora un piatto povero della cucina Toscana. L’unione tra le erbe cotte e la ricotta è perfetta al palato, mentre altrettanto (ammetto la mia scarsa manualità) non si può dire della facilità nel formare queste “palline” essendo un impasto molto appiccicoso. Occorre pertanto una buona pazienza e al bando la paura di sporcarsi le mani. Il segreto sta nel dosare bene la farina per far si che gli gnudi si tengano insieme e allo stesso tempo non troppa per evitare che poi risultino troppo duri all’assaggio.Gnudi_01

Ingredienti per 6 persone:

  • 400 g di erbe di campo cotte
  • 250 g di ricotta di pecora
  • circa 200 g di farina 00
  • 40 g di parmigiano
  • 1 uovo
  • sale q.b.
  • scorza grattugiata di mezzo limone
  • burro
  • salvia

Procedimento:

Pulire, lavare e lessare le verdure. Una volta cotte, scolarle, farle raffreddare e strizzarle bene. Tritarle dunque in un cutter o robot da cucina. Unire la ricotta (meglio se l’avrete messa in un colino tutta la notte e posizionata in frigo in modo da togliere il maggior quantitativo di acqua), il parmigiano grattugiato, la scorza di limone grattugiata, metà della farina e l’uovo. Mescolare bene, quindi aggiustare di sale e se necessario aggiungere ancora farina, senza esagerare altrimenti cuocendo diventeranno troppo duri, ma in modo che asciughi un po’ l’impasto, tanto da renderlo lavorabile. Io ho proceduto in questo modo: con un cucchiaino ho prelevato un po’ di impasto e l’ho fatto cadere in un piatto in cui avevo messo un po’ di farina, quindi l’ho fatto rotolare nella mano formando una pallina, altrimenti non mi sarebbe stato possibile perchè è un impasto piuttosto appiccicoso. Man mano posizionarli su un vassoio ricoperto di carta forno. Quando saranno tutti pronti, immergerli in una pentola di acqua bollente salata e cuocerli finchè non verranno a galla.

Nel frattempo che cuociono, sciogliere il burro in una padella e farvi rosolare la salvia. Scolare gli gnocchi e rovesciarli in padella facendoli saltare velocemente.

Impiattare con un’abbondante grattugiata di parmigiano.

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Trofie al pesto di cavolo nero

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Ogni volta che vado al mercato non resisto: i banchi pieni di verdure di tutti i colori mi chiamano e finisco sempre per venir via con buste piene di cime di rapa, spinaci, cavoli, carciofi, cicorie…..e si salvi chi può! Tornando a casa poi sono costretta a passare ore a pulirle prima di metterle in frigo e a decidere la destinazione di ognuna di esse. E spesso mi rendo conto di aver esagerato.

Questa volta nella busta ci è finito un bellissimo mazzo di foglie di cavolo nero. L’ho comprato convinta di farci una zuppa o meglio ancora il nostro bordatino, poi però, nel pomeriggio mi sono messa a sfogliare il libro di Giulia Scarpaleggia, alias Juls’ Kitchen “Cucina da chef con ingredienti Low Cost” e ho trovato una ricetta che ha subito stuzzicato il mio palato e ha dato un giusto significato al mio acquisto. Con pochi altri ingredienti che avevo in casa sono riuscita a mettere su un piatto davvero gustoso, sano, nutriente e anche veloce da preparare. Abituati al solito pesto, anche i miei hanno apprezzato molto ed ho quindi trovato un modo per fargli mangiare una verdura che non avrebbero apprezzato in altro modo!

Giulia aggiunge la pancetta a questa ricetta, io l’ho fatta rosolare a parte e aggiunta nei piatti dei miei familiari mentre per me l’ho omessa in quanto questa era la mia settimana vegetariana e ora che sono giunta a domenica devo confessarvi che sono stata molto brava e non sono mai caduta in tentazione! Vi dirò di più: mi sa che il mio proposito si allungherà di un’altra settimana, tanto domani è lunedì e devo tornare al mercato!

Gli ingredienti che vi lascio sono per quattro persone (li ho ridimensionati rispetto a quelli di Giulia), ma sicuramente vi avanzerà del pesto come è successo a me, perciò mettetelo in un bicchiere di plastica e congelatelo per un’altra occasione.

Pesto di cavolo_02Ingredienti per 4 persone:

  • 300 g di cavolo nero
  • 80 g di mandorle
  • 70 g di pecorino toscano
  • mezzo spicchio di aglio
  • sale
  • olio EVO
  • 400 g di trofie
  • 50 g di pancetta (facoltativa)

Procedimento:

Pulire il cavolo togliendo ad ogni foglia la parte centrale. Lavarle sotto l’acqua corrente. Metterlo in una pentola di acqua bollente leggermente salata, poi scolarlo e strizzarlo bene.

In un cutter frullare le mandorle insieme all’aglio e al pecorino, unire il cavolo che si sarà intiepidito e continuare a frullare aggiungendo abbondante olio. Regolare di sale.

Cuocere le trofie, meglio se nell’acqua servita a cuocere il cavolo così verranno sfruttate al massimo le proprietà di questo ortaggio. In una bowl mescolare il pesto con l’acqua di cottura della pasta per ammorbidirlo.

Rosolare la pancetta in una padella.

Scolare la pasta e condirla col pesto fuori dal fuoco. Unire in ultimo la pancetta se la si desidera.

 

Orecchiette alle cime di rapa

Da una settimana non ci sei più, ci hai lasciati in punta di piedi così come è stata la tua esistenza, lasciando un grande vuoto. Ero combattuta se comunicare questa notizia qua, poi ho pensato che questo è lo spazio più adatto perchè la mia alimentazione è stata da sempre influenzata dall’esempio che tu ci hai dato.

Un uomo di poche parole con un grande amore per la terra, che amava anche andar per boschi e portare a casa le prelibatezze che la natura ci regala. Funghi, asparagi, castagne… il nostro territorio per te non aveva segreti e sapevi sempre dove andare a cercare. E poi l’orto, da cui riuscivi sempre ad ottenere una gran quantità di prodotti che distribuivi a tutta la famiglia: fave (le mie preferite), zucchine, ravanelli, pomodori di ogni qualità, insalata… E con che orgoglio arrivavi a casa portando un bel mazzo di carciofi!

Ogni anno la raccolta delle olive era per te un periodo di felicità, da condividere con gli amici, ma anche duro lavoro che però sopportavi con gioia perchè sapevi che il frutto del tuo lavoro sarebbe andato sulla tavola dei tuoi cari.

Questa ricetta la dedico a te Babbo perchè, nonostante non sia caratteristica della nostra zona, le cime di rapa sono un prodotto della terra, la terra che tu hai sempre rispettato e amato.

Orecchiette_01

Ingredienti per 4 persone:

  • 2 mazzi di cime di rapa
  • 4 filetti di acciughe dissalate
  • 300 g di orecchiette fresche
  • 3 cucchiai di olio EVO
  • Peperoncino (facoltativo)
  • 1 spicchio di aglio

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Procedimento:

Pulire accuratamente le cime di rapa, dividendo le foglie dalle cimette. Lavarle.

Mettere sul fuoco una pentola con abbondante acqua.

Aspettando che l’acqua spicchi il bollore, in una padella mettere l’olio con l’aglio schiacciato e il peperoncino. Accendere il fuoco e appena caldo aggiungere i filetti di acciuga. Proseguire la cottura finchè i filetti non si siano sfaldati. Togliere lo spicchio di aglio.

Quando l’acqua spicca il bollore, salarla e unire le foglie e le orecchiete. Due minuti prima di scolare la pasta aggiungere anche le cimette.

A cottura ultimata, scolare la pasta e versarla in padella. Saltare il tutto e se necessario aggiungere qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Servire ben caldo.

Orecchiette_03Ciao Babbo!

 

Ravioli di cotechino su letto di lenticchie

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Io ve lo devo proprio dire: il rosso proprio non mi piace (nonostante in casa abbia una parete totalmente di questo colore!) e forse è per questo motivo che il Natale non è tra le mie feste preferite: solo il pensiero di mettermi a fare l’albero e averlo tra i piedi per 20 giorni (perchè non esiste che in questa casa si faccia prima del 15 dicembre!) mi fa venire il prurito! Dopo due giorni non vedo già l’ora che sia il 6 gennaio per poterlo disfare! Però che devo farci? Per i bambini questa festa è molto importante e ci tengono a tutti i riti, anche se son già grandicelli (il maggiore da pochi giorni ha compiuto 15 anni!) e a Babbo Natale non credono più! Però bisogna comunque preparare il pasto per questo uomo barbuto la sera del 24 e fargli trovare le bucce dei mandarini sul tavolo la mattina dopo con i regali sotto l’albero! Vabbè lo ammetto… son quelle cose che comunque fanno tanto famiglia e alle quali non rinuncerei mai, neanche e soprattutto per un po’ di disagio che può crearmi un albero finto! E quest’anno poi, che probabilmente non saremo a casa per Natale, questi riti mancheranno un po’ anche a me!

Quel che invece a me più piace di queste feste è il ritrovarsi con tutta la famiglia (durante l’anno, essendo numerosi, è sempre più difficile farlo) e la soddisfazione che provo nel cucinare in maniera speciale per le persone a cui voglio bene. Questo per me è il più bel dono che posso fare, e infondo, quello che mi riesce fare meglio. Non è una cosa che si può improvvisare un menù natalizio per 15-18 persone… è una cosa che va pensata prima, che richiede ricerca, sperimentazione e organizzazione e a me poi non piace mai fare la stessa cosa e anzi, mi piace sorprendere ogni volta! Basta dunque alle solite lasagne e al solito roastbeef (il menù classico di mia madre 😉 ).

Quest’anno se avrò la possibilità di festeggiare con i miei familiari vorrei proporre una ricetta sperimentata la prima volta ad un corso di cucina fatto due o tre anni fa.

Ravioli di cotechino_02Ingredienti per 50-60 ravioli:

  • 3 uova
  • 300 g di farina per pasta e gnocchi fatti in casa
  • 1 cotechino di 500 g
  • 3 patate medie
  • 1 rametto di rosmarino
  • 200 g di lenticchie secche
  • 1 cipolla
  • 1 carota
  • 1 gambo di sedano
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • olio EVO
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 peperoncino secco

Procedimento:

Mettere le lenticchie a bagno per una notte, quindi scolarle, sciacquarle e metterle sul fuoco in una pentola piena di acqua con la carota sbucciata, il sedano e la cipolla. Portare a bollore e cuocere per circa 20-30 minuti: occorre assaggiarle perchè le lenticchie non sono tutte uguali e hanno diversi tempi di cottura. Salarle soltanto 10 minuti prima di spegnere il fuoco.

Lessare le patate con la buccia, quindi sbucciarle e schiacciarle. Tritare il cotechino (senza cuocerlo) e unirlo alle patate. Tritare il rosmarino e unire anch’esso al composto. Aggiustare di sale e mescolare bene. Il ripieno dei ravioli è pronto.

Impastare la farina con le uova su una spianatoia o in un robot da cucina. Aggiungere anche il sale. Fare una palla con l’impasto, coprirla con un panno e lasciarla riposare per 15 minuti.

Nel frattempo preparare il condimento dei ravioli: schiacciare uno spicchio di aglio e metterlo in padella con 2/3 cucchiai di olio EVO e un piccolo peperoncino tritato (facoltativo). Accendere il fuoco e non appena comincerà a soffriggere unire le lenticchie scolate. Far insaporire per pochi minuti aggiungendo qualche cucchiaio di acqua di cottura delle lenticchie. Metterne una metà in un bicchiere dai bordi alti e frullare con un mixer ad immersione aggiungendo ancora un po’ di acqua. Versare di nuovo in padella con le lenticchie intere, aggiungere il cucchiaio di concentrato di pomodoro e mescolare. Spegnere la fiamma.

Stendere la pasta con la macchinetta (nonna papera) o, se preferite, con il matterello ottenendo delle strisce molto sottili, larghe 10 cm. Posizionare un cucchiaino di impasto a distanza regolare l’uno dall’altro per tutta la lunghezza della sfoglia e ripiegare la sfoglia su se stessa, premendo intorno ad ogni raviolo.(se necessario bagnare leggermente con un po’ d’acqua). Coppare con gli stampini.

Lessare i ravioli in abbondante acqua bollente e salata per pochi minuti, quindi scolarli e condirli col sugo di lenticchie.

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Crema nel barattolo di porri e patate allo zafferano

 

 

 

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Se è vero il detto che anche l’occhio vuole la sua parte, con questi barattolini siamo riusciti nell’intento.

Un piatto leggero, semplice da preparare e bello da presentare. Un piatto con cui sono felice di inaugurare la mia collaborazione con la rivista Q.B., una neonata rivista di cucina che però promette tanto. Io me ne sono innamorata sin dal primo numero a dicembre, ma potrete trovare numerose ricette (tra cui le mie) anche nel loro sito http://www.qb-quantobasta.it/. Tra pochi giorni tra l’altro uscirà il numero di marzo e io sono curiosissima di vedere con cosa ci delizierà!

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Ma per tornare ai nostri barattolini, trovo che sia un modo diverso di servire le zuppe e le vellutate e anche i bambini lo hanno apprezzato.

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Ingredienti:

  • 2 porri
  • 2 patate medie
  • 1 scalogno
  • mezzo cucchiaino di zafferano in polvere Il Re dei Re
  • pane raffermo
  • 1 spicchio di aglio
  • olio EVO
  • rosmarino
  • brodo vegetale q.b.

Procedimento:

Sono solita preparare queste zuppe nel Bimby, ma sono semplicissime da farsi anche in pentola e poi frullate con un frullatore ad immersione.

Mettere due cucchiai di olio in padella insieme allo scalogno tritato. Appena comincia a soffriggere unire i porri lavati e tagliati a rondelle e le patate lavate, sbucciate e tagliate a cubetti. Mescolare e far insaporire bene, quindi coprire con il brodo vegetale caldo in cui avrete fatto sciogliere lo zafferano, aggiustare di sale e far cuocere 20 minuti dal momento che riprende il bollore, quindi frullare. Se necessario aggiungere altro brodo, se invece è troppo lenta aggiungere un cucchiaino di maizena.

Tagliare il pane a fette da cui ricaverete dei cubetti che tosterete leggermente in padella con un filo di olio EVO.

Riempire i barattoli con la vellutata di porri e guarnirla con un filo di olio e un rametto di rosmarino. Accompagnare con i crostini.

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Zuppa di farro e fagioli

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Gli ultimi scandali sulla carne di cavallo trovata in vari alimenti preconfezionati dove non doveva essere presente (le ultime notizie dicono di averla trovata anche nelle famose polpette Ikea) non fanno che rafforzare la mia convinzione riguardo al ridurre il consumo di carne nell’alimentazione della mia famiglia, E’ comunque sempre meglio non comprare prodotti pronti in cui vengono inseriti elementi non proprio salutari come conservanti e coloranti: io ci tengo a sapere cosa ingerisco per cui se voglio mangiare tortellini e ravioli preferisco sempre produrli partendo da ingredienti di cui conosco la provenienza. Certo, so che non è facile per molti perchè gli impegni di tutti i giorni non ci consentono di passare molto tempo in cucina e spesso un bel piatto pronto è proprio quello che ci risolve tanti problemi di cena. In questi casi vi consiglio di acquistare comunque prodotti biologici o, se potete, quando avete un po’ di tempo a disposizione, prepararne un buon quantitativo e congelarlo!

A tal proposito, come annunciato nel post precedente, anche oggi niente carne, ma una bella zuppa di farro e legumi (in questo caso fagioli) che sono comunque una buona fonte di proteine, Una zuppa poi con questo freddo non può che riscaldarci l’anima e il corpo.

Ho utilizzato fagioli Diavoli della Ecor che non avevo mai assaggiato ma che per il loro colore e per la loro grossezza mi intrigavano molto! Alla fine credo che si adattino perfettamente per l’utilizzo che ne ho fatto.

Zuppa farro e fagioli_02

Ingredienti:

Procedimento:

Dopo aver tenuto per una notte i fagioli in ammollo, lessateli mettendoli in una pentola (meglio se utilizzate il coccio o il vetro) insieme ad uno spicchio di aglio. Cuoceteli per circa 45 minuti dal momento che cominceranno a bollire e salateli solo 10 minuti prima di spegnere il fuoco.

In una padella mettere due cucchiai di olio EVO, la carota, il sedano e la cipolla puliti, lavati e tritati con il coltello. Fate soffriggere leggermente quindi unite 2/3 di fagioli passati con il passaverdure e il restante interi. Aggiungere due cucchiai di concentrato di pomodoro. Fate insaporire bene, quindi aggiungete l’acqua di cottura dei fagioli e se non basta anche dell’acqua o, meglio ancora, del brodo vegetale. Quando comincerà a bollire, unite il farro, salate e portate a cottura. Alla fine dovrete ottenere una zuppa non troppo densa ma neanche liquida, perciò vi consiglio di tenervi un po’ di acqua o di brodo bollente da parte in modo da poterlo aggiungere in caso di necessità.

Versate nei cocci e condite con un filo di olio a crudo.

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Gelatina di pompelmo rosa con anice stellato

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Alzi la mano chi di voi è a dieta e avrebbe voglia di un bel dolcino fine pasto per rinfrescarsi il palato, ma senza avere troppi sensi di colpa?

Io sono proprio in questa situazione, o meglio, la mia dieta è giunta al termine e ho finalmente ritrovato il mio giusto peso! Ora il difficile è mantenerlo perchè di tentazioni in giro, soprattutto facendo la foodblogger, ce ne sono un’infinità! Basti pensare che proprio l’altro giorno la mia carissima amica Barbara, compagna di scorribande giovanili, ha deciso di aprire una yogurteria! Lei dice che se nessuno ti vede mentre mangi il dolce, le calorie non contano… ma!

Io però sono stoica e resisto… quasi sempre! Però, certe volte, soprattutto dopo cena davanti alla televisione e dopo il caffè, la voglia del dolcino prende il sopravvento e quindi devo avere a disposizione dei dolcetti che non mi facciano sentire troppo in colpa e che magari fanno anche bene!

Quando ho comprato il numero di Cucina Naturale di questo mese ho trovato, insieme ad un interessante articolo sugli addensanti e gelatificanti, una squisitezza che ho pensato subito di aggiungere ai miei piccoli peccati di gola: la gelatina di pompelmo all’anice. Sulla rivista si legge tra l’altro che il pompelmo in generale è indicato per problemi circolatori, dolori articolari, nei casi di abbassamento delle difese immunitarie perchè ricco di bioflavonoidi, vitamina C e provitamina A.

Gelatina di pompelmo_01

Ingredienti per 4 persone:

  • 2 pompelmi rosa 
  • 30 g di fecola di patate
  • 4 bacche di anice stellato
  • 1 cucchiaio raso di anice stellato in polvere Tec-Al
  • cioccolato fondente (facoltativo)
  • zucchero di canna (facoltativo)

Procedimento:

Spremere i pompelmi e pesare il succo: dovrete ottenerne circa 400 ml, se ve ne manca un po’, aggiungete dell’acqua. Unire l’anice stellato in polvere e mescolare.

In una ciotola stemperare la fecola con un po’ di succo per evitare che si formino grumi, quindi unire il tutto al resto del succo. Mettere sul fuoco a fiamma bassa fino a quando comincerà ad addensarsi.

Mettere una bacca di anice stellato in ogni coppetta e versarvi sopra la gelatina.

Far raffreddare e mettere in frigorifero.

Al momento di servire potrete decidere se cospargere la superficie con del cioccolato fondente spezzettato o con dello zucchero di canna o con entrambi.

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Insalata di finocchi all’arancia con aringa affumicata

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Capita raramente, ma quando succede io e mio marito ci trattiamo proprio bene. Mi riferisco al fatto di rimanere soli a pranzo.

Quando ci sono i ragazzi i piatti sono sempre fatti in base alle loro esigenze e ai loro gusti, ma quando non ci sono allora ci scateniamo soprattutto per quanto riguarda il piccante.

E’ successo l’altro giorno, quando la nonna li ha invitati a pranzo da lei. Il programma era quello di andare in qualche ristorantino, ma poi ci siamo impigriti e siam rimasti a casa ad improvvisare il nostro pasto.

E allora, quale miglior occasione per gustarci un bel piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino (belli piccanti come piacciono a noi)? A questa ricetta poi tengo particolarmente perchè è la ricetta con cui ho aperto il mio blog!

Una bella bottiglia di vino tenuta da parte per l’occasione e poi questa insalatina, leggera ma saporita.

Le aringhe dovete sapere che a casa nostra non mancano mai: io le compro e le conservo sott’olio. Ci piacciono tantissimo sui crostini sui quali è stato preventivamente spalmato un bel cucchiaio di mascarpone. Provate per credere!

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Ingredienti per 2 persone:

  • 1 finocchio
  • 1 arancia (succo e scorza)
  • 2 filetti di aringa affumicata
  • 1 cucchiaio di semi di finocchio
  • 2 cucchiai di olive taggiasche snocciolate
  • olio EVO
  • poco sale

Procedimento:

Lavare un finocchio e tagliarlo sottilmente (io ho utilizzato una mandolina). Metterlo in un recipiente.

Lavare l’arancia e ricavarne la scorza. Tritarla con il coltello e unirla ai finocchi. Ricavare anche il succo dall’arancia.

Tritare grossolanamente le olive con il coltello, tagliare l’aringa a cubetti e unire al resto.

Condire con il succo d’arancia, l’olio e il sale (attenzione perchè l’aringa è molto salata).

Mettere l’insalata in due coppapasta e porre in frigo per circa 30 minuti, quindi sformarli.

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Soufflés con radicchio e emmental

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Bella pretesa chiamarlo soufflé! Si perchè io le regole per ottenere un soufflé perfetto le conosco tutte (almeno credo) ma ancora non sono riuscita nell’intento! Ora, non che io sforni soufflés tutti i giorni (avrei il colesterolo alle stelle), però quelle poche volte, visto l’impegno messoci, avrei preteso qualcosa di più! Per la verità il soufflé esce sempre perfetto dal forno, bello, gonfio e soffice, ma nei 45 secondi seguenti inesorabilmente si ripiega su se stesso! Mi si dice che è del tutto normale ed è per questo motivo che il soufflé va servito indiscutibilmente immediatamente.

Questa volta poi, mi son voluta cimentare in un’impresa praticamente impossibile aggiungendoci anche il radicchio, ma l’idea è nata proprio dall’esigenza di dover utilizzare del radicchio che non era il caso stazionasse ulteriormente nel mio frigo! Questa ricetta infatti si può definire svuotafrigo: potrete utilizzare altre verdure o altri formaggi.

Ma quali sono dunque le regole per un perfetto soufflè? Riassumiamole:

  1. Tenere le uova a temperatura ambiente per almeno un paio di ore prima di utilizzarle
  2. Gli albumi montati vanno aggiunti al resto degli ingredienti un po’ alla volta mescolando delicatamente dal basso verso l’alto
  3. Lo stampo deve avere il più possibile le pareti alte e deve essere riempito per 2/3
  4. Meglio se accendete il forno sotto, perchè in questo modo il calore proveniente dal basso darà una spinta maggiore al vostro soufflé
  5. La temperatura deve essere piuttosto alta perchè in questo modo le proteine dell’uovo si coagulano velocemente
  6. Secondo Hervé This (Pentole e Provette, ed. Gambero Rosso) per fare in modo che il soufflé non si sgonfi bisogna impermeabilizzare la crosta superiore mettendolo sotto il grill prima di iniziare la cottura vera e propria: in questo modo si evita la fuoriuscita delle bollicine che si sono formate nella massa del soufflé.
  7. Non aprire mai il forno durante la cottura: l’aria fredda potrebbe farlo sgonfiare se ancora non perfettamente cotto.

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Ingredienti per 3 soufflé:

  • 2 uova
  • 50 cc di birra
  • sale qb
  • 100 g di radicchio trevigiano
  • 50 g di emmental
  • burro e farina per gli stampi

Procedimento:

Lavare e tagliare il radicchio a julienne.

Tagliare l’emmental a cubetti piccoli.

Dividere gli albumi dai tuorli e sbattere questi ultimi con la birra e il sale. Aggiungere l’emmental e il radicchio e mescolare.

Montare gli albumi a neve ben ferma e quindi incorporarli al resto mescolando delicatamente dal basso verso l’alto per evitare che si smontino.

Ungere e infarinare gli stampi e riempirli per 2/3 di impasto.

Infornare a 200° per 10 minuti, inizialmente col grill acceso.

Servire prima di subito!

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Torta croccante di arance

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E oggi che è la giornata delle “arance della salute”, che l’Airc provvede a distribuire nelle piazze italiane per finanziare la ricerca, potevo forse esimermi dal pubblicare una ricetta a base di questo agrume?

Torte all’arancia se ne vedono un’infinità sul web: gli ingredienti sono tutti più o meno simili, possono variare le quantità e si possono trovare versioni vegane (dove non ci sono uova, burro, zucchero e latte) o aggiunte di frutta secca e/o gocce di cioccolato, o ancora se ne possono trovare glassate. Una mia versione con una buonissima crema all’arancia la potete trovare anche qua! Che poi per me è anche improprio chiamarla torta perchè una torta presuppone che sia decorata (la classica torta di compleanno), questo invece è più giusto chiamarlo “dolce”, dolce da forno.

Comunque, forse ho scoperto l’acqua calda, ma dopo aver visto la torta di mele di Croce e Delizia ho pensato che avrei potuto completare nello stesso modo anche questa “torta” all’arancia e far in modo di renderla più appetibile anche ai miei figli che notoriamente non amano i dolci casalinghi. Vi dico la verità, lo stratagemma non è servito e ho sudato sette camicie per fargliela mangiare a colazione, in compenso a me è piaciuta davvero molto e spero che domattina, salendo sulla bilancia, non se ne vedano gli effetti!

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Ingredienti per una torta di 22 cm di diametro:

  • 3 uova
  • 180 g di zucchero
  • 270 g di farina
  • 1 arancia (scorza e succo)
  • 100 g di olio di semi di girasole
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 60 g di cornflakes non zuccherati
  • 30 g di zucchero
  • 30 g di burro
  • 2 cucchiai di latte

Preparazione:

Nel Bimby (o con il vostro frullatore o robot) montare gli albumi con la farfalla 2 min vel. 4 e metterli da parte. Mettere nel boccale i tuorli con lo zucchero e la scorza dell’arancia grattugiata 5 min. vel. 4 (senza farfalla). Trascorsi i primi 3 min. aggiungere anche il succo di arancia e l’olio di semi. Continuare col Bimby acceso a vel. 4 aggiungendo man mano la farina mescolata precedentemente con il lievito. In ultimo aggiungere gli albumi montati a vel. 2-3.

Imburrare e infarinare la teglia e versarvi l’impasto. Cuocere in forno preriscaldato a 180° C per 40 minuti.

Nel frattempo mettere sul fuoco il burro con gli altri 30 g di zucchero e due cucchiai di latte fintanto che il burro non si sarà sciolto. Mescolare bene e aggiungere i cornflakes. Mescolare ancora.

Trascorsi i primi 30 minuti di cottura del dolce, toglierlo dal forno e distribuire sulla superficie i cornflakes. Infornare di nuovo per i restanti 10 minuti.

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