Gli gnudi

 

 

 

Nella mia settimana vegetariana, il libro di Giulia Scarpaleggia si è rivelato veramente utile, soprattutto oggi che mia madre, un’esperta conoscitrice di erbe di campo, è tornata a casa con due borsoni pieni di queste foglie deliziose. Una faticaccia pulirle e lavarle e alla fine anche un po’ di delusione per il quantitativo ottenuto una volta cotte e strizzate: due pallette grandi poco più di due palle da tennis! Avremmo goduto davvero in pochi di questo cibo, ecco allora l’idea: provare una ricetta che da tempo mi ero ripromessa, gli gnudi, ancora un piatto povero della cucina Toscana. L’unione tra le erbe cotte e la ricotta è perfetta al palato, mentre altrettanto (ammetto la mia scarsa manualità) non si può dire della facilità nel formare queste “palline” essendo un impasto molto appiccicoso. Occorre pertanto una buona pazienza e al bando la paura di sporcarsi le mani. Il segreto sta nel dosare bene la farina per far si che gli gnudi si tengano insieme e allo stesso tempo non troppa per evitare che poi risultino troppo duri all’assaggio.Gnudi_01

Ingredienti per 6 persone:

  • 400 g di erbe di campo cotte
  • 250 g di ricotta di pecora
  • circa 200 g di farina 00
  • 40 g di parmigiano
  • 1 uovo
  • sale q.b.
  • scorza grattugiata di mezzo limone
  • burro
  • salvia

Procedimento:

Pulire, lavare e lessare le verdure. Una volta cotte, scolarle, farle raffreddare e strizzarle bene. Tritarle dunque in un cutter o robot da cucina. Unire la ricotta (meglio se l’avrete messa in un colino tutta la notte e posizionata in frigo in modo da togliere il maggior quantitativo di acqua), il parmigiano grattugiato, la scorza di limone grattugiata, metà della farina e l’uovo. Mescolare bene, quindi aggiustare di sale e se necessario aggiungere ancora farina, senza esagerare altrimenti cuocendo diventeranno troppo duri, ma in modo che asciughi un po’ l’impasto, tanto da renderlo lavorabile. Io ho proceduto in questo modo: con un cucchiaino ho prelevato un po’ di impasto e l’ho fatto cadere in un piatto in cui avevo messo un po’ di farina, quindi l’ho fatto rotolare nella mano formando una pallina, altrimenti non mi sarebbe stato possibile perchè è un impasto piuttosto appiccicoso. Man mano posizionarli su un vassoio ricoperto di carta forno. Quando saranno tutti pronti, immergerli in una pentola di acqua bollente salata e cuocerli finchè non verranno a galla.

Nel frattempo che cuociono, sciogliere il burro in una padella e farvi rosolare la salvia. Scolare gli gnocchi e rovesciarli in padella facendoli saltare velocemente.

Impiattare con un’abbondante grattugiata di parmigiano.

_1120173

Cuori neri con la pappa

banner2015

Nonostante sia stato un anno un po’ così, anche a questo giro non voglio assolutamente perdermi il contest della Mediterranea Belfiore (in collaborazione con Poveri ma belli e buoni) perchè conosco bene i loro prodotti che utilizzo costantemente nella mia cucina e perchè ogni volta che vado nel negozio delle sorelle Ciarlo mi sento come a casa. Ecco quindi che quest’anno, appena venuta a conoscenza del tema del contest, ho pensato subito ai miei ravioli di pappa al pomodoro proposti oramai più di due anni fa a Chef on the Road, ma riadattandoli alla situazione, intanto per la forma: il cuore lo trovo davvero adatto in quanto è un po’ il simbolo di questa manifestazione ormai giunta alla sua terza edizione… In cucina con il cuore dunque, e io le ho prese sulla parola! Inoltre ho voluto giocare un po’ sui colori e sui contrasti inserendo il nero di seppia nell’impasto della sfoglia e adagiando i ravioli neri sulla crema bianca di cannellini, che essendo piuttosto neutra come sapore, esalta molto la pappa al pomodoro.

E poi… fra qualche giorno, è o non è San Valentino? E quindi non potevo essere più in tema di così!

Cuori neri_05Ingredienti per 6 persone (circa 5 ravioli a testa):

Per la pappa al pomodoro:

  • 300 g di Freschissima bio Mediterranea Belfiore
  • 3 cucchiai di olio EVO
  • 1 spicchio di aglio
  • la punta di un peperoncino piccante (facoltativo)
  • 100 g di pane toscano (ovvero pane non salato)
  • brodo vegetale q.b.
  • sale q.b.

Per i ravioli: 

  • 100 g di farina di grano Verna Bio
  • 1 uovo bio
  • 1 bustina di nero di seppia
  • 1 pizzico di sale

Per la crema di cannellini:

  • 100 g di cannellini già lessati
  • un filo di olio EVO

Cuori neri_02

Procedimento:

Cominciare a preparare la pappa al pomodoro che alla fine dovrà risultare non molto densa. Mettere sul fuoco l’olio con lo spicchio di aglio schiacciato e il peperoncino. Appena comincerà a soffriggere unite la Freschissima Bio Mediterranea Belfiore, salare e far insaporire 7-8 minuti, quindi unire il pane precedentemente tagliato a cubetti. Mescolare schiacciando il pane man mano che la cottura procede. Se necessario allungare con brodo vegetale fino a raggiungere la consistenza desiderata. Quando il pane si sarà amalgamato bene al sugo e sbriciolato, spegnere la pappa e lasciarla raffreddare.

Nel frattempo impastare la farina con l’uovo e il nero di seppia. Formare una palla e lasciarla riposare una ventina di minuti, quindi stenderla sottilmente col la sfogliatrice e tagliare i ravioli della forma e della dimensione desiderati. Mettere un cucchiaino di pappa al centro di ogni raviolo e richiuderlo sigillando bene i bordi (se necessario bagnarli appena con l’acqua).

Scaldare i cannellini nella loro acqua di cottura, aggiungere l’olio e aggiustare di sale. Frullare fino ad ottenere una crema.

Lessare i ravioli fino a che non verranno a galla.

Comporre il piatto: mettere un cucchiaio di crema di cannellini sul fondo del piatto, adagiarvi i ravioli, passare un filo di olio. Per guarnire utilizzare dei cubettini di pomodorini ricavati dai Filetti di pomodoro Bio Mediterranea Belfiore.

La pappa eventualmente avanzata, sarà buonissima la sera riscaldata. E’ un piatto della tradizione che adoro sia per la semplicità di realizzazione, sia perchè è un piatto di recupero degli avanzi, ma soprattutto perchè è gustosissima.

Cuori neri_03

25-26-27 aprile appuntamento sulla costa tirrenica con il Castiglioncello Foodies Festival

1510447_763226773696340_1492272174_n (1)

Anni fa, ai tempi dell’indimenticabile Ciucheba, si soleva dire “Farlo a Castiglioncello è più bello”. Non fate i maliziosi: qualsiasi cosa voi facciate a Castiglioncello ha tutto un altro sapore! Eh si, sono un bel po’ campanilista, ma non ci posso fare niente se sono innamorata del paese che mi ha visto nascere e crescere, dove ho vissuto i primi amori e i primi ricordi adolescenziali. Non potrei vivere altrove! Ed è proprio di sapore che oggi vi parlerò, il sapore dei cibi di strada di cui andiamo tanto fieri, del buon olio, del vino e della birra che esaltano anche i nostri piatti.

Quindi oggi niente ricetta, ma un invito per il 25-26-27 aprile nella perla del Tirreno che quest’anno accoglie la prima edizione del Foodies Festival Castiglioncello, con un programma interessantissimo, ricco di appuntamenti.

Ma chi sono i foodies? Sono quella categoria di persone che ai piaceri della tavola non rinunciano mai, le cui scelte sono orientate dalla qualità. Coloro che sono disposti a spendere di più riconoscendo valore alla genuinità ed alla freschezza. Curiosi e sperimentalisti amano la cucina di altri paesi e quella della tradizione.

Il 25 – 26 – 27 aprile lʼintero territorio di
Castiglioncello diverrà piazza gastronomica dove grandi chef italiani e stranieri si confronteranno in un parallelismo tra tradizioni culinarie locali, nazionali ed internazionali.
Un festival organizzato dal CCN di Castiglioncello (Centro Commerciale Naturale) su progetto dellʼagenzia di comunicazione SuperiorADV e patrocinato dal Comune di Rosignano Marittimo, dalla Provincia di Livorno e dalla Regione Toscana che si inserisce nella programmazione della Settimana Gastronomica promossa dallo stesso Comune di Rosignano Marittimo – Assessorato alla Attività Produttive, Agricole e Turismo.

Tra le vie di Castiglioncello si snoderà un percorso tra i sapori culinari della regione più bella del mondo e quelli tipici del cibo di strada dellʼintero stivale. Si potranno degustare deliziose birre artigianali toscane ed i vini pregiati della costa livornese. Si affronteranno con un convegno dedicato (venerdì 25 aprile, Villa Celestina) tematiche importanti come quelle relative alla celiachia ed alle intolleranze alimentari in generale. Saranno organizzati corsi di cucina (cake design -pasta mania) e corsi di avvicinamento alla birra, al vino, agli spumanti ed allʼolio dʼoliva. Soprattuto sarà possibile partecipare gratuitamente a dei veri e propri cooking show in cui chef eccellenti della ristorazione toscana si esibiranno allʼinterno della tensostruttura del Castello Pasquini mostrando al pubblico piatti tipici ed abbinamenti
caratteristici. Infine, ma fiore allʼocchiello dellʼintero festival, sabato 26 aprile sarà la volta dei due chef stellati toscani Marco Stabile ( rist. Ora dʼAria – Firenze) e Luciano Zazzeri (rist. La Pineta – Marina di Bibbona) che partendo da un prodotto prestabilito presenteranno (con possibilità di assaggio) piatti tipici toscani comparandoli con la professionalità e la tradizione di altrettanti chef stranieri, rispondendo così appieno a
quellʼesigenza tipica dei foodies della comparazione della varie culture gastronomiche.
Un evento ricco ed ambizioso che nasce dallʼesigenza di riportare Castiglioncello al centro di quel panorama turistico che merita; un evento unico che, partendo dal
cibo, vuole mettere in relazione la cultura toscana con quella di altre regioni straniere per rispondere definitivamente alla domanda di come il cibo e la tradizione gastronomica possano rappresentare motivo di interesse turistico e culturale.

Per i dettagli sul programma vi rimando al sito ufficiale http://foodiesfestival.me/

Per info: info@foodiesfestival.me

 

Bottoncini di vino e cipolle con sugarelli e il Pesce Dimenticato

Panini cipolle e vino_04

Se la matematica non è un’opinione, è proprio vero che 1+1 fa 2. E mai potrebbe essere più vero come nella somma di due prodotti di qualità: il buon pane con il buon pesce!

Ok, la storia è un po’ lunga ma ci tengo a farvi conoscere l’importanza del progetto a cui ho partecipato in qualità di spettatrice.

La Cooperativa di pescatori Santa Maria dell’Assunta di Livorno ha promosso un’iniziativa davvero interessante coofinanziata dall’Unione Europea. Dal 7 novembre è infatti possibile ordinare il pesce pulito (e volendo anche sfilettato) e farselo consegnare a casa propria con scooter idoneamente attrezzati.

Il progetto rientra nella campagna Il Pesce Dimenticato, ovvero cerca di promuovere l’acquisto e il consumo di quel pesce che da qualche anno a questa parte non viene più portato sulle nostre tavole perchè considerato meno pregiato, in particolare si parla dei pesci del nostro bellissimo Mar Tirreno.

Per promuovere questa iniziativa la Coop. SMA ha organizzato una serie di incontri per coinvolgere i consumatori. Durante questi incontri vengono spiegate le metodologie di pesca, si parla di stagionalità, di caratteristiche organolettiche dei vari pesci e si assiste ad una lezione di pulitura e sfilettatura dei pesci.

Proprio lunedì scorso, in compagnia delle mie colleghe foodblogger Cristina di Poverimabelliebuoni, Enrica di Una Cena con Enrica e Shamira di Lovely Cake (insieme alla sua dolcissima bambina), oltre alla responsabile del progetto Il Pesce Dimenticato Daniela e a Silvia, la bravissima chef del ristorante Bacco e la Volpe ci siamo ritrovate presso la pescheria della Cooperativa per assistere ad una di queste interessantissime lezioni, tenute dal “maestro” Andrea Catarsi il quale ci ha illustrato alcune tipologie di pesci, strategie di vendita, come scegliere il pesce, come pulirlo e ci ha consigliato anche come consumarle, preferibilmente crude (e con me sfonda una porta aperta!), ovviamente dopo preventiva congelazione di almeno 96 ore per scongiurare il rischio Anisakis. Ho conosciuto pesci, come la salpa e la boccaccia, di cui non avevo mai sentito parlare (me ignorante!) e mai avrei pensato che un giorno avrei potuto mangiare anche la tracina!!! Alla fine della lezione, oltre ad aver avuto la possibilità di assaggiare uno dei panini di Andrea, ci è stato anche donato del pesce per mettere in pratica quello che avevamo imparato.

Per le foto dell’incontro vi rimando ai post dei blog delle mie colleghe, molto più organizzate di me.

Quindi, con la mia borsina di sugarelli (pesce che a Livorno è andato in disuso perchè considerato il pesce che si dà ai gatti!), e dopo una bella cena con le mie amiche, son tornata a casa e alle 23,30 mi son messa a pulire il mio pesciolino per poi congelarlo immediatamente.

Inizialmente pensavo che lo avrei consumato tutto crudo, poi però ho cominciato a pensare ai panini di Andrea, davvero gustosi e saporiti e, visto il mio momento di infatuazione nei confronti di Luca Montersino, ho deciso che i suoi panini al vino rosso e cipolla pastorizzata avrebbero fatto al mio caso. E in effetti credo di non aver mai mangiato un pane così buono, leggerissimo e fragrante e al contempo saporito, che con la sua cipolla dona una nota di dolcezza al pesce sapido. Un pane non prodotto con il mio lievito madre ma con una quantità davvero irrisoria di lievito di birra, quindi estremamente digeribile. Ovviamente ho deciso di dare ai miei panini una forma mignon, quasi un finger food e, se vogliamo, uno street food.

L’insegnamento fondamentale recepito da questa lezione è che, seppur si viva in un periodo di crisi e seppur la nostra vita sia estremamente frenetica, si può sempre scegliere di mangiare bene ed a buon prezzo scegliendo prodotti a km 0 ed evitando quelli manipolati dall’uomo. In questo caso, evitiamo di acquistare pesci di allevamento, che costano si meno rispetto a quelli pescati ma che durante la loro vita hanno ingurgitato per esempio molti antibiotici, e prediligiamo pesci dei nostri mari, anche se meno pregiati ma che di sicuro sono più adatti al nostro consumo. Se non siete in grado di pulirlo e sfilettarlo, sicuramente il vostro pescivendolo di fiducia sarà felice di farlo per voi!

Vi lascio dunque alla ricetta.

Panini cipolle e vino_01

Panini cipolle e vino_03

Per i panini

Ingredienti per circa 20-25 panini:

  • 80 g di biga (350 g di farina 0 con 5 g di lievito di birra e 175 g di acqua. Impastare, coprire con pellicola e lasciar lievitare tutta la notte. Ve ne avanzerà molta, ma potrete utilizzarla per farci il pane)
  • 200 g di farina 0
  • 6 g di lievito di birra
  • 80 g di vino rosso
  • 60 g di acqua
  • 60 g di cipolla pastorizzata (350 g di cipolle di Tropea, 150 g di vino rosso, 50 g di olio, 2 g di sale. Pulire la cipolla, tagliarla a dadini e metterla in un contenitore adatto per la cottura nel microonde. Aggiungere il vino, l’olio e il sale, mescolare, coprire e cuocere alla massima potenza per 8 minuti. Raffreddare e conservare in frigo.)
  • 4 g di sale

Procedimento:

Nel Bimby (o nella planetaria o a mano) mettere la biga con la farina, il lievito di birra, il vino e l’acqua e impastare per 5 minuti a Vel. Spiga. Unire il sale e impastare ancora due minuti. Rovesciate su un piano da lavoro e impastate ancora qualche minuto, quindi mettere in un recipiente leggermente unto con dell’olio, coprire con la pellicola trasparente e lasciar riposare per circa 30 minuti. Stendere l’impasto a 2 cm con il mattarello e dividerlo in 20-25 parti, ognuna del peso di circa 20 g . Prendete ogni pezzetto e lavoratelo fino ad ottenere una pallina. Mettete tutte le palline su una placca da forno ricoperta di carta e coprite con un canovaccio. Lasciate lievitare fino al raddoppio. Lasciate riposare ancora 10 minuti senza canovaccio (in questo modo si formerà una leggera crosticina). Cuocere in forno preriscaldato a 210° per 5-10 minuti.

Se non li utilizzerete subito, potete anche congelarli immediatamente dopo che si saranno raffreddati. Al momento dell’utilizzo basterà passarli pochi minuti in forno.

Per il pesce e la salsa

Ingredienti (le quantità sono un po’ ad occhio):

  • 5-6 sugarelli (o altro pesce dimenticato)
  • 1 spicchio di aglio
  • prezzemolo
  • olio EVO
  • 1 peperoncino secco
  • una manciata di pinoli
  • sale
  • mezzo bicchiere di vino bianco
  • 10 g di burro
  • 1 cucchiaio di farina 00

Procedimento:

Pulire e sfilettare i sugarelli (con la testa e le lische fate del consommè di pesce che vi servirà per la “besciamella” e per i vostri risotti o per allungare le vostre salse).

In una padella con dell’olio far soffriggere lo spicchio di aglio in camicia insieme al peperoncino. Togliere l’aglio. Unire i filetti di pesce e farli cuocere pochi minuti girando spesso e disfacendo un po’ le carni. Salare. Sfumare col vino bianco, aggiungere i pinoli tritati finemente e il prezzemolo. Saltare il tutto e spegnere il fuoco.

In un pentolino cuocere il burro con la farina (roux) per alcuni minuti mescolando continuamente. Unire un bicchiere di consommè di pesce e mescolare fino a raggiungere la densità desiderata. Aggiustare di sale.

Assemblaggio

Aprire i panini a metà, versare sulla base un cucchiaio di “besciamella” di pesce e uno di pesce. Chiudere con l’altra metà!

Uno tira l’altro, proprio come le ciliege!

Panini cipolle e vino_02

Lo Sfratto di Pitigliano

Foto di Nicola Mauro Salza

Foto di Nicola Mauro Salza

Forse, e solo forse, mi son risvegliata dal mio torpore. Oggi è stata una giornata ricca di soddisfazioni culinarie ed è tornata la voglia di tornare a scrivere, soprattutto dopo tutte le vostre parole di incoraggiamento. Erano mesi che mi riproponevo di provare questo dolce, conoscevo gli ingredienti, ma non sapevo quali dosi utilizzare. Ho cercato un po’ in giro per il web e non ho trovato molto che mi soddisfacesse, così ho deciso di fare di testa mia e il risultato è stato molto soddisfacente. L’unica cosa su cui la prossima volta dovrò fare un po’ più attenzione è la forma: infatti il mio bastone era troppo schiacciato e poco tondeggiante, tanto che, una volta tagliato, sembrava di avere nel piatto dei cantuccini!!!

Foto di Nicola Mauro Salza

Foto di Nicola Mauro Salza

In una calda giornata di luglio, tornando da Roma dopo aver assistito al bellissimo matrimonio della nostra nipotina Jessica, ci siam fermati a visitare Pitigliano, un paesino molto suggestivo e con una ricca storia in provincia di Grosseto.

Foto di Nicola Mauro Salza

Foto di Nicola Mauro Salza

Nei primi anni del 1600 gli Ebrei che abitavano nel territorio di Pitigliano e Sorano furono costretti da un editto del Granduca di Toscana Cosimo II dei Medici a lasciare le proprie abitazioni e concentrarsi in una zona “Ghetto” a ridosso della Sinagoga. Lo sfratto fu intimato dall’Ufficiale Giudiziario e dal Messo Notificatore mediante il gesto rituale di picchiare sulla porta della casa ebrea con un bastone. Gli ebrei, 100 anni più tardi, vollero ricordare l’imposizione subita tramite la creazione di un dolce: lo Sfratto assunse così nome e forma a ricordo della triste vicenda.

Foto di Nicola Mauro Salza

Foto di Nicola Mauro Salza

Anche Aldo Santini, nel suo libro sulla Cucina Toscana parla di questo dolce proponendo una ricetta che però, a dire il vero, questa volta non mi convince molto perchè prevede l’uso di uova e lievito nell’impasto dell’involucro, mentre il dolce che ho assaggiato io al ristorante aveva una crosta molto secca, sottile e friabile. Inoltre nel ripieno non prevede l’uso di molte spezie e aromi, ma solo buccia di limone, mentre la prima sensazione che si ha assaggiandolo è quella del profumo che sprigiona, è molto aromatico insomma.

Foto di Nicola Mauro Salza

Foto di Nicola Mauro Salza

Ingredienti per 5 sfratti:

  • 300 g di farina tipo 1
  • 60 g di zucchero
  • 1 pizzico di sale
  • 100 g di vino bianco
  • 80 g di olio
  • 300 g di miele di fiori Mielbio Rigoni di Asiago
  • cannella in polvere
  • 300 g di gherigli di noce
  • scorza di mezza arancia
  • anice in semi oppure mezzo bicchierino di Sambuca
  • un pizzico noce moscata

Procedimento:

Mettere il miele in un pentolino e accendere il fuoco. Farlo cuocere per circa 20 minuti a fuoco molto lento e sul finire aggiungere tutti gli aromi (noce moscata, anice, cannella, scorza di arancia) e i gherigli di noce tritati grossolanamente. Spegnere il fuoco e far riposare.

Sfratto_01

Nel frattempo nel Bimby (o a mano o nella planetaria) preparare la pasta al vino che farà da involucro al nostro Sfratto: mettere l’olio e il vino insieme e emulsionarli per 10 secondi a vel.6-7. Unire quindi la farina, il sale e lo zucchero e impastare a vel. Spiga per un minuto. Stendere questo impasto molto sottilmente e ricavarne dei rettangoli di circa 25 cm per 15 cm su cui adagerete il miele con le noci che nel frattempo si sarà raffreddato. Arrotolate il tutto ripiegando le estremità al di sotto e sigillando bene i bordi. Dovrete ottenere un rotolo di circa 5 cm di diamentro. Infornate a 180°C per 20-25 minuti.

Una volta cotti, lasciateli raffreddare e quindi tagliateli a fette spesse 2-3 cm.

Sfratto_02Sfratto_03

Sfratto_05Sfratto_04

La stiaccia livornese di Pellegrino Artusi con modifica

Stiaccia di Pasqua_03

Arrivo un po’ tardi con questa ricetta e so che voi non farete in tempo a mettere in tavola questa stiacciata per il giorno di Pasqua, ma credetemi: l’ho appena sfornate anche io e non sono riuscita a pubblicarle prima!

Questa è la ricetta che ho preso direttamente dal libro di Pellegrino Artusi, un procedimento un po’ elaborato, che richiede molta pazienza e ben tre giorni di preparazione, ma da cui alla fine se ne ricava un’immensa soddisfazione. Dice infatti l’Artusi: ” Con questa ricetta, eseguita con accuratezza, le stiacciate alla livornese fatte in casa, se non avranno tutta la leggerezza di quelle del Burchi di Pisa, saranno in compenso più saporite e di ottimo gusto. Aldo Santini nel suo “La cucina livornese” utilizza le parole del rinomato pasticciere Mario Pellegrini: “Illudersi di riuscirci in casa seguendo a puntino la ricetta significa perdere tempo e denaro. Comunque divertitevi pure. L’apprezzerete di più. E Buona Pasqua!”.

Io ho voluto apportare la mia piccola modifica alla tradizione e spero che Pellegrino e Aldo non se la prendano, ma qualche giorno fa ho assaggiato una buonissima stiacciata con la ricotta e ho voluto provare a farla a casa. Vi dico la verità, io la preferisco perchè rimane più morbida ed umida. Purtroppo la superficie doveva essere liscia e invece mi si è crepata: ciò non toglie però niente al gusto!

Stiaccia di Pasqua_01

Ingredienti:

  • 12 uova
  • 1,8 kg di farina 00
  • 600 g di zucchero
  • 200 g di olio EVO
  • 70 g di burro
  • 30 g di lievito di birra
  • 150 ml di vin santo
  • 50 ml di marsala
  • 1 tuorlo
  • Acqua di fiori di arancio (io ho utilizzato una fialetta di aroma all’arancia)
  • 600 g di ricotta

Procedimento:

E’ importante pesare prima tutti gli ingredienti e da questi prelevare man mano le quantità necessarie.

La prima operazione da fare è quella di mescolare i due vini e di aggiungervi i semi di anice, quindi si comincia la sera con il primo impasto: sciogliere il lievito di birra in mezzo bicchiere di acqua tiepida. Unire la farina, prelevandola dal quantitativo totale, quel tanto che basta ad ottenere un panetto morbido ma non appiccicoso che porrete a lievitare in una ciotola in cui avrete messo della farina. Coprire con altra farina e quindi con un canovaccio umido. Far lievitare in un posto caldo lontano da correnti d’aria.

Secondo impasto: la mattina seguente prendere il panetto e porlo su una spianatoia. Allargarlo e mettere al centro un uovo, un cucchiaio di zucchero, un cucchiaio di olio, un cucchiaio di vino e impastare aggiungendo altra farina fino ad ottenere un altro panetto della giusta consistenza che metterete a lievitare come il precedente per circa 6-7 ore.

Terzo impasto: prendere di nuovo l’impasto, allargarlo sulla spianatoia e aggiungere adesso 3 uova, 3 cucchiai di zucchero, 3 cucchiai di olio e 3 cucchiai di vino. Impastare con quanta farina occorre sempre per ottenere un panetto della giusta consistenza. Mettere di nuovo a lievitare.

Quarto impasto: la sera del secondo giorno riprendere il panetto e impastarlo con 5 uova, 5 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai di olio e 5 cucchiai di vino. Unire sempre la farina quanto basta per ottenere il solito pane morbido ma non appiccicoso e mettere a lievitare tutta la notte.

Quinto impasto e cottura: la mattina del terzo giorno, riprendere il pane e impastarlo con gli ingredienti rimasti (se non bastasse la farina, aggiungerne altra), il burro e con la ricotta.

Dividere l’impasto in tre parti e porre ognuna in una forma di carta da un Kg. Far lievitare fino a che l’impasto non raggiunge il bordo, sbattere il tuorlo con l’aroma di fiori d’arancio e spennellarlo su le stiacciate, quindi infornare a 180° C per 1 ora. Vista l’altezza e il tempo di cottura, se sulla superficie si coloreranno troppo copritela con un foglio di carta d’alluminio.

Stiaccia di Pasqua_02

Stiaccia di Pasqua_04

Con questa ricetta ci tengo a farvi i miei migliori auguri di Buona Pasqua e a sottolineare l’importanza di abolire il consumo di agnello per il classico pranzo pasquale. Ristoworld ha inviato un comunicato in cui denuncia questa mattanza e ha deciso che nelle tavole dei loro ristoranti quest’anno non ci saranno piatti a base di agnello!

COMUNICAZIONE AI MEDIA

CONTRO LA MATTANZA DI AGNELLINI PER PASQUA DUE ALLEATI  DI ECCEZIONE: ENPA E GLI CHEF RISTOWORLD

Ogni anno in Italia vengono uccisi oltre due milioni di agnellini per dare seguito alla barbara tradizione Pasquale di cibarsi di questi esserini innocenti.

Due milioni di vite che piangono dal momento stesso in cui vengono strappati alle loro mamme fino all’ultimo respiro mentre vengono sgozzati.

Chiamarla tradizione Pasquale e ricondurla ad una festività Santa  che parla di Rinascita, di amore e di purezza è raccapricciante.

Noi di Enpa Catania preferiamo chiamarla per quello che è: ingordigia.

Abbiamo accolto con estremo piacere la volontà dell’associazione di ristoratori Ristoworld di mettere in discussione questa macabra usanza, convinti che il buon esempio debba partire dal monito degli stessi addetti ai lavori. La Ristoworld non metterà nelle proprie cucine agnellini e con loro ci auguriamo che presto li seguiranno, gli altri.

Catania, 28 marzo 2013

907156_10200953990239108_1779636818_n

Lunedì senza carne: Torta di ceci

Torta di ceci_02 Ed eccoci arrivati già al mio secondo appuntamento con “Il Lunedì senza carne”. Dopo le polpette di lenticchie della scorsa settimana, questa volta voglio proporvi un piatto tradizionale toscano: la torta di ceci. Molti di voi già la conosceranno, magari sotto altri nomi, io invece ho dovuto provare e riprovare a farla per arrivare ad ottenere un piatto che si avvicina moltissimo a quello che si compra nelle pizzerie. Infatti l’ideale è avere una teglia di rame stagnato per la cottura in forno (anche se va bene comunque una teglia da pizza), poi bisogna trovare la giusta dose per la dimensione della teglia per ottenere una torta della giusta altezza e che cuoce perfettamente senza bruciarsi nè restare cruda al centro. La proporzione di farina e acqua è comunque sempre di 1:3. Una cosa l’ho capita: impossibile pensare di fare una foto decente alla torta di ceci! Perchè? Semplicemente perchè le bocche fameliche che ti guardano non ti consentono di tirarla fuori dal forno, aspettare che anche la focaccia sia cotta e quindi “sia mai” montare tutto il set per fotografare! Ci ho provato in varie occasioni, ma alla fine ho rinunciato, anche perchè il bello della torta di ceci è proprio mangiarla bella calda . E così, in fretta e furia, ho preso la macchina fotografica e ho scattato qualche foto con l’ausilio del flash. Non saranno foto bellissime, ma rendono abbastanza bene l’idea. Per noi qui a Livorno, torta di ceci vuol dire “5 e 5”, ovvero 5 lire di schiacciata e 5 lire di torta di ceci. Perchè la torta di ceci, una volta spolverata da una bella macinata di pepe la si mette in mezzo alla focaccia e così la si mangia. E’ uno di quei piatti che oggi vengono definiti street food e in tutti questi anni non è mai passato di moda. Difficile trovare da queste parti una pizzeria a taglio che non venda anche questa delizia. Scrive Aldo Santini nel su “La Cucina Livornese”: “La torta […] tagliata a fette generose nella teglia rotonda, servita su quadrati di carta gialla e, meglio ancora, in mezzo a un filoncino di pane francese diviso in due.” Sempre secondo Aldo Santini confezionarla in casa è praticamente impossibile. Noi dobbiamo smentirlo perchè in casa siamo riusciti ad ottenere una torta molto buona, che poco ha da invidiare a quella che si compra già pronta. Torta di ceci_05 Ingredienti:

Procedimento: La torta di ceci ha bisogno di alcune ore di riposo: io in genere la preparo prima di pranzo per cuocerla a cena. Versare la farina di ceci in una ciotola e versare l’acqua. Per evitare che si formino grumi versarne poca all’inizio in cui sciogliere la farina, quindi unire la restante. Salare, unire il rosmarino se lo gradite, coprire e lasciar riposare. Accendere il forno a 220°C e, quando è caldo, posizionare la teglia ricoperta da abbondante olio di oliva extravergine. In questo modo, quando verserete la pastella, a contatto con l’olio caldo creerà subito una crosticina che permetterà di non attaccarsi (questo è un segreto che ho provato nelle varie sperimentazioni!). Dunque, dopo pochi minuti, togliere la teglia e versarvi la farinata a cui avrete tolto la schiuma in superficie con una schiumarola. Infornare immediatamente e cuocere per circa 15-20 minuti (a seconda del forno). Se necessario, verso la fine accendere la ventilazione. Spolverizzato con del pepe e servite con della focaccia o con delle baguette. Io l’ho servita con una focaccia di trebbie. Torta di ceci_03

Questa ricetta partecipa al contest di Cuoco per Caso:

panino_salame

Questa ricetta partecipa alla raccolta di marzo di Pappa e Cicci:

salutiamoci300e alla raccolta di La Cucina della Capra sul Lunedì senza carne:

100-veg-monday

Mediterranea Belfiore e il millefoglie con filetti di triglie alla livornese e carciofini

Millefoglie_04

Millefoglie_01

Qualche giorno fa l’eclettica Cristina mi ha accompagnato a visitare l’azienda per la quale collabora e dei cui prodotti lei è un’affezionata estimatrice: la Mediterranea Belfiore delle sorelle Ciarlo. Per me è stato come entrare nel paese dei balocchi: una biostruttura spettacolare con all’interno il punto vendita, molto ampio e soprattutto ricchissimo di prodotti propri ma anche di specialità locali rigorosamente bio. Una cantina ben fornita e sopra un ambiente dove organizzare eventi.

I prodotti di punta di questa azienda sono sicuramente i pomodori sotto forma di conserve e filetti, passate di pomodoro in tutte le versioni: con verdure, con basilico, piccanti… Altri due prodotti che non mancano mai sono i carciofini sott’oli (protagonisti della ricetta di oggi) e il pesto freschissimo, non pastorizzato tanto che viene conservato in frigo anche prima dell’apertura! E poi un sacco di condimenti, tutti rigorosamente di stagione, per pasta e bruschette come la crema di cavolfiore e i finocchi all’arancia. Inoltre Mediterranea Belfiore mette a disposizione dei clienti (con una piccola cauzione) dei simpaticissimi cesti pic-nic studiati ad ok per le vostre esigenze: per celiaci, per i bambini più esigenti, per vegetariani, ecc., completi di forchettine in legno e piatti e bicchieri bio.

Difficile trattenersi dal non fare acquisti pazzi, ma alla fine sono stata brava e ho fatto un’accurata selezione pensando al piatto che avrei voluto creare per il loro contest:

cucina

Questo il mio cesto degli acquisti:

_1090020mod

Ingredienti per 2 persone:

  • 4 filetti di triglia
  • 8 rettangoli di pasta fillo
  • 8 carciofini sott’olio Mediterranea Belfiore
  • 200 g di salsa di pomodoro al basilico di Mediterranea Belfiore
  • 1 spicchio di aglio
  • poco burro
  • 5 cucchiai di olio EVO
  • 2 cucchiai di farina 00
  • sale

Procedimento:

In una padella versare 3 cucchiai di olio Evo. e scaldarli. Infarinare i filetti di triglia e metterli nell’olio facendoli dorare da entrambe le parti. Quindi toglierli e metterli su un foglio di carta assorbente.

In un’altra padella mettere il restante olio e quando sarà caldo aggiungere la salsa di pomodoro al basilico Mediterranea Belfiore, salare e unire anche i filetti di triglia. Farli insaporire bene, rigirandoli un paio di volte. Saranno sufficienti pochi minuti di cottura.

Nel frattempo stendere i rettangoli di pasta fillo sopra a della carta forno e ungerli con poco burro fuso in superficie. Metterli in forno col grill acceso fintanto che non hanno preso colore.

Tagliare i carciofini sott’olio Mediterranea Belfiore a fettine sottili.

Comporre il piatto: se lo desiderate mettere dell’insalatina sul fondo del piatto (io ho scelto del radicchio tagliato sottilmente), adagiarvi sopra un rettangolo di fillo, quindi un filetto di triglia, un altro rettangolo di fillo e i carciofini.

Millefoglie_02

Millefoglie_03

Pici mediterranei su letto di carciofi

 

Una ricetta per EXTRA PASTA, l’iniziativa che vede protagonista l’olio extra vergine d’oliva e che è successiva a EXTRA DOLCE, di cui è già uscita la pubblicazione.

logo_EXTRAricette
Pici mediterranei_09

Da mesi seguo in sordina l’MTChallenge senza avere il coraggio di partecipare fino a quando una mattina, davanti ad una bella tazza di tè fumante, mi ritrovo con Cristina a parlare di tutti i nostri progetti culinari e lei se ne esce con “Ma perchè non partecipi all’MTChallenge?” E siccome non era la prima volta che me lo chiedeva mi son fatta coraggio e sono andata a vedere la sfida di questo mese e a cercar di capir bene le regole. E cosa leggono i miei occhi? La Patty che propone i pici! E, me ne vergogno da morire, da toscana ancora io, non solo non li ho mai cucinati, ma neanche li ho mai mangiati. Una sfida che allora è davvero l’ora di raccogliere perchè è anche una curiosità da soddisfare! Certo è che la Patty non ci ha reso vita facile per quanto riguarda invece il condimento perchè giustamente, come dice lei ” il tema generale è la cucina contadina o cucina rustica. Che non significa “cucina povera”, ma semmai di territorio. E’ il famoso km zero, il prodotto a portata di mano, l’espressione di una cultura radicata nell’ambiente che la circonda e da questo intimamente connotata.” Km 0? A parte i vari ortaggi, l’unica cosa che mi viene in mente è il pesce azzurro di cui il mio mare è ricco (anche se non troppo, ahimè!), certo non si sposa bene con la cucina di campagna, ma si parla sempre di pesce povero che la nostra gente poteva consumare con più facilità rispetto alla carne.

Detto questo, mi sono subito messa all’opera, ehm… per la verità ho messo tutta la famiglia a “spiciare” (per chi non lo sapesse, ho ben 8 mani maschie in casa) e, ne sarebbe venuto un bel lavoro di collaborazione, se non fosse che mio marito, avendo vissuto diversi anni a Siena e provincia pensava (forse a ragione) di saperne più di me e  ci ha voluto insegnare anche la tecnica da lui “imparata” nei suoi trascorsi e che trovate ben documentata più avanti.

Pici mediterranei_07

Alla fine, fatti in un modo o nell’altro, conditi con la palamita sono risultati davvero buoni e i carciofi gli hanno dato quel tocco vegetale in più, che ben si sposa con il pesce.

Pici mediterranei_12

Pici mediterranei_11

Ingredienti per 4 persone: 

  • 200 g di farina 00
  • 100 g di semola di grano duro
  • 2 cucchiai di olio
  • acqua q.b.
  • poco sale

per il condimento:

  • 1 palamita di circa 800 g
  • 15 pomodorini
  • prezzemolo
  • 1 peperoncino secco
  • 2 spicchi di aglio
  • olio EVO
  • 2 carciofi
  • mezzo bicchiere di vino bianco secco

Procedimento:

Pici mediterranei_01

Mescolare le due farine e disporle a fontana sulla spianatoia. Praticare un buco al centro in cui versare l’olio, poco sale e l’acqua (circa un bicchiere, ma molto dipenderà dalla farina che utilizzerete).

Pici mediterranei_02

Cominciare ad impastare la farina con i liquidi (se necessario aggiungere ancora acqua, è molto importante la vostra sensibilità) aiutandovi con una forchetta e quando tutta la farina sarà stata incorporata cominciate ad impastare con le mani utilizzando il palmo e ripiegando più volte l’impasto su se stesso senza stirarlo troppo. Formare una palla e avvolgerla nella pellicola trasparente facendola riposare per circa 30 minuti.

Pici mediterranei_03

Trascorso il tempo di riposo è il momento di iniziare a confezionare i vostri pici. Ora Patty dice “Quando la pasta è pronta, tagliatene un pezzetto e fatene una pallina, quindi sulla spianatoia stendetela con il matterello ad uno spessore di 1 cm. Con un tagliapasta o un coltello affilato, tagliate tante striscioline larghe c.ca 1 cm e coprite il resto della pasta con la pellicola affinché non si secchi” e questo è il metodo che ho utilizzato io, mio marito invece ha insistito nel dire che a Siena si preparano partendo direttamente dall’impasto per farli della giusta lunghezza.

Pici mediterranei_05

A voi dunque la scelta.

Qualunque sia il metodo da voi scelto, adesso cominciate a filare i pici, rollando e stirando la pasta con il palmo delle mani. Potete farli lunghi quanto volete, l’importante è che siano irregolari e non perfetti. Ma soprattutto ricordatevi di spolverarli con la farina di semola, man mano che li fate. Posizionateli dunque su un vassoio spolverizzato anch’esso con la farina di semola per evitare che si attacchino, quindi lasciateli riposare un po’ (potete anche prepararli la sera prima).

Pici mediterranei_08

Nel frattempo preparate il condimento.

Sfilettate la vostra palamita (è un pesce che si sfiletta davvero facilmente) e tritatela con il coltello. In una padella (quella dove poi condirete i vostri pici, perciò fate in modo che sia molto ampia) mettete tre cucchiai di olio EVO con uno spicchio di aglio schiacciato, il prezzemolo tritato e il peperoncino sbriciolato. Accendete il fuoco e appena sarà caldo unite il pesce.

Pici mediterranei_04

Mentre il pesce cuoce lavate e tagliate i pomodorini in 4-6 pezzi, possibilmente togliendo i semi.

Sfumate il pesce con il vino e, appena l’alcol sarà evaporato, salate e unite i pomodorini. Cuocete ancora qualche minuto mescolando bene in modo che tutti i sapori si amalghino.

Pulite i carciofi togliendo le foglie esterne più dure e spuntandoli. Togliete anche l’eventuale fieno interno e metteteli qualche minuto in acqua acidulata. Tritateli dunque con il coltello.

In un’altra padella mettere due cucchiai di olio con l’altro spicchio di aglio schiacciato. Appena l’olio sarà caldo unite i carciofi e portateli a cottura salandoli e aggiungendo dell’acqua calda quando necessario.

Cuocere i pici in abbondante acqua bollente salata. Considerate un paio di minuti da quando cominciano a venire a galla, quindi scolateli e conditeli con il pesce.

Preparare i piatti mettendo due cucchiai di carciofi in ognuno e adagiarvi sopra i pici.

Pici mediterranei_13

Con questa ricetta partecipo dunque all’MTChallenge di gennaio:

8346476933_a4a5301776_m

Bordatino livornese

Bordatino_03

Qualcuno dice che la neve è in arrivo anche a basse quote e, in effetti, uscendo fuori si sente quel freschino pungente che ti fa rabbrividire! Fortuna che è domenica e nessuno ci costringe ad uscire. In queste giornate fredde ci sono molti modi per scaldarci (ognuno usi la sua fantasia!!!), uno di questi è sicuramente quello di preparare dei bei piatti caldi e fumanti, come zuppe, minestre e sicuramente l’immancabile polenta. Il freddo, la stufa accesa fanno certamente venir voglia di tornare ai vecchi sapori, quelli della tradizione quando ci si riuniva a mangiare intorno ad un focolare.

Questo è un piatto appunto tipico della tradizione labronica, piatto da me (mi vergogno a dirlo) da poco scoperto. Risale addirittura al 1700 a bordo (da qui il nome) delle navi che alimentavano il traffico delle merci nel Mediterraneo. Sembra che in origine si cucinasse con la farina di grano saraceno. Era, ed è tutt’ora, una zuppa molto sostanziosa nonostante l’utilizzo di ingredienti poveri come i fagioli e il cavolo, quindi non è un piattino proprio di quelli che mi ero ripromessa di fare dopo le feste, ma francamente, come resistere?

Bordatino_02Ingredienti per 6 persone:

  • 150 g di fagioli borlotti secchi (messi in ammollo per 12 ore)
  • 1 mazzo di cavolo nero
  • 300 g di farina di mais precotta
  • 1 carota
  • 1 costa di sedano
  • mezza cipolla
  • 1 spicchio di aglio
  • 150 g di passata di pomodoro
  • 3 cucchiai di olio EVO

Preparazione:

Cuocere i fagioli in abbondante acqua per circa 1 ora (salare solo a fine cottura), quindi passarli al passaverdure d metterli da parte conservando l’acqua di cottura. Mettere per il momento da parte!

Lavare il cavolo e tagliarlo a striscioline eliminando la costa centrale troppo coriacea.

Lavare e sbucciare la carota, il sedano e la cipolla. Tritare grossolanamente.

In una pentola mettere l’olio con gli odori tritati e accendere il fuoco. Quando comincia a soffriggere, unire il passato di fagioli e quello di pomodori. Mescolare facendo ben insaporire, quindi aggiungere 1 litro e mezzo dell’acqua di cottura dei fagioli. Quando comincia a bollire, unire il cavolo. Far cuocere 5 minuti, quindi unire a pioggia la farina di mais, mescolando continuamente. Aggiustare di sale. Cuocere 8 minuti e servire nei cocci.

Se vi avanza, versatela in un recipiente quando è ancora bella calda e lasciatela raffreddare. Sarà buonissima riscaldata in forno o abbrustolita leggermente.

Bordatino_01