Happy birthday Ale! Lonza al caramello salato e salsa all’arancia e zenzero

 

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E’ trascorso ormai troppo, troppissimo tempo dal mio ultimo post! Abbiate ancora pazienza: sono alla ricerca di un mio equilibrio (e qualcosa di più!), mettiamola così! Ora però non potevo proprio tirarmi indietro: l’occasione è il compleanno della paladina dei foodblogger italiani, colei che difende i nostri diritti e, insieme ad altre meravigliose persone, ha permesso a tutte noi di riunirci in un’Associazione, l’Aifb, col fine di definire meglio la nostra figura. Lei è Alessandra Gennaro dell’MTChallenge e questo è il regalo che vogliamo farle tutte insieme: rifare una ricetta tratta dal suo blog An Old Fashioned Lady e pubblicare il post tutte insieme.

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Io ho scelto questa Lonza di maiale al caramello salato con salsa all’arancia e zenzero perchè trovo che la carne di suino si accosti molto bene con la frutta (vedi anche le numerose ricette con prugne e mele) e mi incuriosiva molto provare il caramello salato. Devo ammettere che mentre la preparavo ero un po’ scettica: la salsa non mi si addensava per niente (così alla fine ho optato per togliere il coperchio in modo che evaporasse, rischiando tra l’altro di rovinare la carne) e il caramello all’inizio mi si era leggermente bruciato (se andate a vedere il post di Alessandra, nelle note c’è scritto che è una cosa da evitare accuratamente), ma mi sono dovuta ricredere appena l’ho portato in tavola perchè il vassoio è stato preso d’assalto dai miei “lupi” e io ho potuto assaggiare solo una piccola fetta! Un successone insomma e, a dispetto di quello che dice Alessandra, la carne non era per niente stoppacciosa nonostante non lo abbia potuto servire immediatamente: d’obbligo le foto prima, croce e delizia di ogni amico e parente di foodblogger!

La ricetta originale la trovate sul bellissimo blog di Alessandra. Io l’ho fatta pari pari apportando solo un paio di modifiche perchè all’ultimo mi sono accorta di non avere il Gran Marnier (e l’unica cosa che il marito è riucito a rimediare nel negozietto sottostante è stato il Cointreau) e la farina di riso. Mi sono voluta mettere alla prova facendo la “versione porca figura” e questa volta la fortuna ha premiato gli audaci, anche perchè alla fine il retrogusto di bruciato non si sentiva per niente!

Per Ale tantissimi auguLi e ora non rabbrividire con le mie modifiche!

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Ingredienti per 6 persone:

  • 800 g di lonza
  • 1600 ml di acqua fredda (io consiglio un quantitativo sufficiente a ricoprire la carne)
  • 3 cucchiai di zucchero di canna
  • un cucchiaino raso di sale fino
  • sale grosso
    per la salsa all’arancia e zenzero
    versione porca figura:
  • 2 cucchiai di fondo di cottura della carne
  • 1 cucchiaino da caffé di zenzero
  • il succo filtrato di un’arancia
  • 2 cucchiai di Gran Marnier (per me Cointreau)
  • 1 cucchiaio raso di farina di riso (per me Amido di Mais)
  • sale
  • scorza di arancia non trattata

Per la versione for Dummies consultare la ricetta originale.

Procedimento:

Prendete una casseruola piuttosto ampia, che contenga la lonza per intero: versate sul fondo lo zucchero, accendete il fuoco  a fiamma bassa  e fate caramellare: quando lo zucchero ha preso il colore di un caramello biondo (cioè si è sciolto completamente), sistemate nella pentola la lonza e copritela con tutta l’acqua, fredda. Aggiungete il sale fino e portate a bollore, a fiamma media. Poi abbassate il fuoco, coprite (io consiglio comunque di lasciarla scoperta trascorsa la prima mezz’ora per far si che possa evaporare) e proseguite la cottura fino a quando l’acqua si sarà quasi completamente ridotta e la carne sarà avvolta da un velo di caramello.

Per la salsa all’arancia, dovete procedere durante la cottura della carne, nelle fasi finali: appena il liquido di cottura inizia ad addensarsi in un caramello vischioso, prelevatene una piccola quantità (all’incirca, due cucchiai): versatelo in una padella, assieme al succo d’arancia e allo zenzero, mescolate e fate cuocere per un minuto. Sfumate con il Grand Marnier (o il Cointreau) e, in ultimo, fate addensare con la farina di riso (o amido di mais): in una tazzina da caffè, fate sciogliere la farina di riso (o amido di mais) in un cucchiaino di salsa (o di succo d’arancia): mescolate bene, aggiungete il composto al resto,abbassate la fiamma e fate addensare.

Cospargete il pezzo di carne con un pizzico di sale grosso e accompagnate con la salsa al caramello all’arancia.

Per le tips e tricks, assolutamente da non tralasciare per una buona riuscita di questo facile piatto, vi rimando al post di Alessandra.

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Crostini di trippa ai funghi

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Non amo le interiora, ma l’unica frattaglia che riesco a mangiare (raramente e solo se l’ho cucinata io!) è la trippa e questo solo perchè mia madre è riuscita a propinarmela sin da piccola facendomi credere che era… pesce! A 20 anni ho scoperto la triste verità e per diversi anni non sono più riuscita a mangiarla, ovvero fino a quando non ho conosciuto mio marito che invece adora ogni tipo di frattaglia (se solo riuscisse a trovare un po’ di pajata!!!) e che insistentemente mi ha chiesto di cucinargliene un po’!

Nel mio immaginario (almeno per come me l’ha sempre fatta vedere mia madre) la trippa si cucinava solo con il pomodoro e invece, da quando ho cominciato a curare questo blog, ho scoperto che si può preparare anche in bianco e in mille altri modi.

Ecco perchè, quando Cristina mi ha parlato del contest che ha creato insieme a Les Madeleins de Proust dove il famoso quinto quarto è il protagonista, ho deciso che era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta e mi sono recata in macelleria ad acquistare della buona trippa. Si, perchè se decidete di cucinare le interiora dovete sempre assicurarvi che provengano da animali sani, e l’unico sistema per farlo è quello di affidarsi ad un buon macellaio.

Volevo stupirlo con effetti eccezionali e così ho spremuto tutta la mia fantasia e son riuscita a tirar fuori questi crostini. Ho scoperto così che trippa e funghi stanno proprio bene insieme!

Trippa ai funghi

 

Per questa ricetta io ho utilizzato dei funghi gentilmente offerti (sottratti) a mio padre che ama andar per boschi e che avevo provvidenzialmente congelato. Se non li avete, potete usare anche quelli comprati ma sempre assicurandosi che siano di buona qualità. Se poi leggete questa ricetta durante il periodo giusto, meglio ancora se sono freschi!

Ingredienti per 4 persone:

  • 200 g di trippa
  • 100 g di funghi porcini congelati
  • mezza cipolla
  • 2 spicchi di aglio
  • 1 peperoncino secco piccolo
  • prezzemolo tritato
  • mezzo bicchiere di vino bianco
  • sale
  • olio EVO
  • pane toscano

Procedimento:

Mettere sul fuoco una pentola capiente piena per 2/3 di acqua. Quando bolle, salarla e immergervi la trippa e farla cuocere per circa 10 minuti.

Nel frattempo tritare la cipolla, l’aglio, il prezzemolo e sbriciolare il peperoncino secco. Mettere il tutto in una padella con due cucchiai di olio EVO. Quando comincerà a scaldarsi, unire i funghi che avrete provveduto a tenere fuori dal congelatore per 15-20 minuti. Cuocere aggiungendo acqua man mano che lo richiede.

Scolare la trippa e unirla ai funghi continuando la cottura e mescolando bene. Sfumare con il vino bianco e aggiustare di sale. Una volta che il tutto sarà cotto (diciamo almeno altri dieci minuti dall’inserimento della trippa nella padella) prelevare una metà di questo condimento e frullarla, se necessario aggiungendo ancora qualche cucchiaio di acqua. Riunire in padella e mescolare bene.

Tagliare il pane a fette e dividere queste a metà. Abbrustolirle nel forno o su una griglia sul fuoco. Strusciare ogni fetta con l’aglio tagliato a metà e adagiare su ognuna un cucchiaio di condimento alla trippa e funghi.

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Dunque con questa ricetta partecipo al contest di Poveri ma belli e buoni e di Les Madeleins de Proust:

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Ci trasferiamo in Piemonte: Bagna Cauda

Tutto ebbe inizio circa 15 anni fa in un caldo settembre in un posto davvero insolito per pensare ad un piatto caldo. Eravamo infatti a fare un tour in jeep in Tunisia e lì abbiamo conosciuto 12 splendide persone, tutte del Nord Italia. Persone con le quali sono nate delle solide amicizie che ancora oggi (pur essendo raddoppiati con la nascita di figli) ci permettono di incontrarci di tanto in tanto e di sederci tutti insieme intorno ad un tavolo. E quando si parla di Bagna Cauda, immancabilmente la mia mente va a quel giorno che la mangiai la prima volta a casa di questi amici, stessi amici che poi ci regalarono i “cocci”  con cui in genere si porta in tavola questa salsa. E’ un piatto che sa tanto di convivialità, che stimola la conversazione (nonostante uno degli ingredienti principali sia l’aglio) e che fa tanto calore. Vi invito a provarlo quando avrete invitato a cena degli amici, anche se non avete i famosi “cocci” sotto cui va posizionata la candelina, basta che portiate la Bagna Cauda in tavola bella calda , infatti il suo nome in dialetto significa proprio “salsa calda”. La tradizione vorrebbe che intingessero tutti dallo stesso coccio, io, in genere, ne metto uno ogni due persone. La ricetta tradizionale vorrebbe che nella preparazione della Bagna Cauda si usasse una testa di aglio a persona. Io non ho il coraggio di prepararla in questo modo, anche se sono sicura che sarebbe più gustosa, anzi, per alleggerire un po’ l’odore dell’aglio io in genere tolgo l’anima ad ogni spicchio e faccio bollire questi spicchi per qualche minuto in un po’ di latte. L’altro ingrediente fondamentale per preparare questa salsa sono le alici sottosale. La leggenda vuole che il commercio delle acciughe salate fosse un modo per commerciare il sale evitando di pagarne gli elevati dazi. Vi si può intingere tutte le verdure, anche se le più tradizionali sono i topinambur. Io trovo che sia deliziosa con le patate lesse e fantastica anche su crostoni di polenta. Ingredienti:

  • 200 g di acciughe sotto sale (o se preferite, filetti sott’olio)
  • 10 spicchi di aglio
  • 1 bicchiere e mezzo di olio EVO Dante
  • 1 noce di burro
  • 1 bicchiere di latte
  • 100 g di crema di latte (facoltativa)

Procedimento:

Pulite le verdure fresche che prediligete (carote, sedano, belga, ravanelli, ecc.) e tenetele in acqua fredda fino al momento di servirle.

Lessate le patate, cavoli, ecc. Pulire le acciughe lasciandole a bagno 15 minuti circa in acqua e aceto, quindi le pulisco una ad una con le mani disliscandole e le metto ad asciugare sopra un foglio di carta assorbente.

Sbucciare l’aglio e togliere l’anima ad ogni spicchio dopo averlo diviso a metà. Mettere l’aglio in un pentolino e ricoprirlo con il latte. Far cuocere per 10-15 minuti dal momento dell’ebollizione, quindi scolare il latte.

In una piccola pentola col  fondo antiaderente mettere l’olio EVO Dante con il burro e portare quasi a bollore. Unire l’aglio e le acciughe. Mescolare continuamente fino a completo disfacimento di aglio e acciughe, facendo attenzione che si crei solo un leggero bollore. Far cuocere così per circa 15-20 minuti. A questo punto, se desiderate, potete aggiungere la panna, facendo cuocere ancora qualche minuto e, se volete ottenere una salsa molto più amalgamata versatela in un recipiente dai bordi alti e stretti e frullatela con un mixer ad immersione facendo molta molta attenzione a non schizzarvi!!! In questo modo aderirà ancora meglio alle vostre verdure.

Versate la salsa negli appositi cocci accendendo la candelina posizionata sotto, e portate in tavola insieme a tutte le vostre verdure ben disposte nei vassoi. Gli Oleifici Mataluni ci tengo a far saper ai loro clienti che in occasione del derby Benevento – Avellino, Olio Dante farà il suo esordio stagionale allo stadio “Ciro Vigorito” con la casacca giallorossa. Gli Oleifici Mataluni, dunque, si confermano partner del Benevento Calcio anche per il campionato 2012/2013, dopo la fortunata esperienza dell’anno scorso. Il brand del “Sommo Poeta”, prodotto dagli Oleifici Mataluni nel complesso agroindustriale oleario di Montesarchio (BN), accompagnerà le gare dei sanniti che militano nel girone B della Prima Divisione della Lega Pro e hanno concluso la stagione passata sfiorando i play-off. Un binomio vincente tra due realtà che hanno in comune l’obiettivo di contribuire a valorizzare le eccellenze del territorio, promuovendo uno stile di vita sano e sensibilizzando soprattutto le giovani generazioni attraverso i valori etici ed autentici dello sport. In particolare, Olio Dante incoraggia una dieta equilibrata e ricca di alimenti genuini, supportata da un regolare esercizio fisico. Da questo punto di vista, soprattutto per il regime nutrizionale degli sportivi è particolarmente indicato il nuovo Dante Condisano – l’olio arricchito con la vitamina D ideato dal Centro di ricerca degli Oleifici Mataluni – fondamentale per una normale funzionalità del tessuto muscolare. La partnership con la Società del Presidente Oreste Vigorito, prevede anche una serie di attività di co-marketing da realizzare nel corso della stagione. Proprio nel campionato 2011/2012, infatti, i supporter degli Stregoni hanno avuto la possibilità di essere ancora più vicini alla propria squadra del cuore, partecipando all’iniziativa “Il Gusto di Tifare” con Olio Dante. 

Spaghetti pomodoro e basilico di Sapori e Dissapori

No, non sono impazzita! Una banalissima ricetta (anche se poi non è facile fare un buon sugo al pomodoro e forse questa non è neanche la stagione migliore), ma oggi stavo riguardando un film del 2007 “Sapori e dissapori” di Scott Hicks con Catherine Zeta-Jones e Aaron Eckhart durante il quale il protagonista maschile convince la bambina a mangiare un gustosissimo piatto di spaghetti al pomodoro, e mi è venuta una gran voglia di cucinarli:

Nick: “Lo sai che nell’Antica Roma i ragazzi masticavano basilico prima del ballo del diploma per l’alito cattivo?”

Zoe: “Non c’era il ballo del diploma nell’Antica Roma!”

Certo che la cucina della zia, con la quale vive dopo la morte della madre, forse è un po’ poco adatta per una bambina…

E comunque Nick aveva già provato a farli mangiare alla zia dicendole che era una ricetta che la nonna le aveva svelato in punto di morte (nonna che poi si era rivelata essere ancora viva e vegeta!)

Kate Armstrong, una chef affermata, perfezionista e dedita completamente al suo lavoro, si occupa di un ristorante molto chic di Manhattan, in cui vengono serviti piatti dall’aspetto delizioso e invitante. Ha un rapporto davvero pessimo con Nick, il suo aiutante cuoco: i due litigano continuamente, anche perché lui ha idee tutte sue su come andrebbero preparati i cibi.
All’improvviso, le viene affidata la nipotina Zoe, di soli otto anni, e la situazione si complica ulteriormente. Quando poi Kate si rende conto che si sta innamorando di Nick, capisce d’un tratto che gli atteggiamenti che ha sempre avuto devono necessariamente cambiare. (da My movies.it)

Un film davvero intrigante dove il cibo risulta essere in primo piano (e assume un ruolo veramente erotico tipo “Nove settimane e mezzo), e allora via al tiramisù, alla pizza, agli spaghetti al pomodoro e anche alle più inusuali quaglie, di cui la protagonista si vanta di essere una profonda conoscitrice!

I colori dei piatti (compresi quelli della bistecca al sangue!) insieme alla storia ti inchiodano allo schermo facendoti scorrere anche qualche lacrimuccia!

Ci sono molti modi per preparare un sugo di pomodoro ed io vi presento il mio che si differenza da molti altri (mi riferisco alle numerose ricette trovate in  giro per il web) che prevedono solo aglio e basilico per profumare, perchè io uso anche altri odori come sedano, carota e cipolla.

Ingredienti:

  • 1 kg di pomodori maturi
  • 1 mazzetto di basilico
  • mezza carota
  • cipolla
  • mezzo gambo di sedano
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 peperoncino
  • olio EVO
  • sale
  • 300 g di spaghetti
  • parmigiano grattugiato a volontà

Procedimento:

Lavare bene i pomodori, sbucciare gli odori e lavarli.

Tagliare i pomodori a metà, togliere i semi e poi ridurli a falde. Metterli sul fuoco in una pentola e farli andare finchè non si saranno ammosciati e avranno rilasciato l’acqua di vegetazione, che io in genere amo togliere perchè mi piace un sugo piuttosto denso.

Passare al passaverdure e rimettere sul fuoco aggiungendo il basilico spezzettato con le mani. Far cuocere ancora una decina di minuti!

Mettere a cuocere la pasta in acqua bollente salata.

Fare un battuto di sedano, carota, cipolla, peperoncino e aglio. Metterlo in una padella con dell’olio EVO e far soffriggere appena. Unire il pomodoro e salare.

Far cuocere ancora qualche minuto, quindi unire gli spaghetti cotti al dente. Farli saltare, impiattare e spolverizzare con parmigiano.

Con questa ricetta partecipo al contest:

 

 

Il ragù che mi ha insegnato a fare nonna Pina

Ebbene si: il ragù! Sembrerà strano pubblicare questa ricetta, perchè si da per scontato che tutte noi lo sappiamo fare, ma proprio l’altro giorno mi son trovata a parlare con una mia amica che di casalinga ha davvero poco (anche se bisogna dire che si impegna molto) la quale mi chiedeva dei consigli su come prepararlo perchè, nonostante ormai sia sposata da alcuni anni, ancora non ci si era ancora mai cimentata!

Io sono rimasta un po’ sbalordita perchè in casa mia un buon barattolo di ragù (anche congelato) non manca mai: sempre utile per condire un buon piatto di pasta quando non si ha altro a disposizione, e i bambini adorano le tagliatelle, che in casa nostra si chiamano proprio “Le tagliatelle di nonna Pina” in quanto la loro nonna si chiama realmente Pina e il ragù è un suo insegnamento!

Si, perchè la mia mamma mi ha messo ai fornelli molto presto (e ora non posso far altro che ringraziarla). Ho cominciato con i dolci (coi quali non era facile bruciarsi), poi ho cominciato a tagliare verdure per fare i minestroni e, prima di arrivare a fare l’arrosto, mi sono cimentata nel ragù che serviva, tra l’altro, a condire le lasagne della domenica (anche le sfoglie di pasta ovviamente erano fatte a mano e stese ad asciugare su dei bastoni sospesi tra due sedie).

Certo a dire ragù si fa presto, ma in effetti lo si cominciava a preparare sin dall’estate quando ci riunivamo tutti e cominciavamo a tagliare, cuocere e passare i pomodori. Ma questa è un’altra storia.

Il ragù mi ricorda molto l’inverno perchè noi in cucina avevamo una grossa stufa a legna ed era su questa che venivano preparati i cibi che avevano bisogno di una lunga cottura, ed il ragù non era da meno.

Adesso, non avendo una stufa a legna, l’unica cosa che differenzia il mio ragù da quello di mia mamma è che io lo preparo in una deliziosa pentola di pietra (regalo di nozze) adatta a cotture molto lunghe come appunto ragù o stufati!


E quindi eccoci agli ingredienti!

Ingredienti:

  • 2 salsicce
  • 300 g di buon macinato
  • 1 barattolo di concentrato di pomodoro
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 1 spicchio di aglio
  • mezza cipolla
  • prezzemolo
  • 1 peperoncino
  • 1 costa di sedano
  • mezza carota
  • qualche foglia di basilico
  • 800 g di passata di pomodoro
  • olio EVO
  • sale q.b.

Procedimento:

Tritare gli odori (sedano, carota, aglio, prezzemolo, cipolla) aiutandosi con una mezzaluna o con un frullatore. Fare quindi soffriggere in abbondante olio.

Aggiungere la carne macinata e la salsiccia cercando di sbriciolarle grossolanamente con un mestolo di legno. Salare (io uso il sale grosso) e mescolare bene fino a quando non si sarà bene insaporita. Sfumare col vino bianco.

Quando quest’ultimo sarà evaporato, aggiungere il concentrato di pomodoro e mescolare. Quando il tutto si sarà ben amalgamato, versare la passata di pomodoro. A questo punto non resta altro che fare che… aspettare! Il tempo di cottura minimo è 2 ore, ma più lo si farà cuocere e più sarà saporito. L’importante è che sobbollisca appena.